Un affresco del 1600 torna a risplendere, dopo secoli, sulla facciata della chiesa di Maria SS. Assunta (Matrice vecchia) che domina la piazza principale di Castelbuono, antico borgo medioevale arroccato sui pendii del Parco delle Madonie, a pochi chilometri da Palermo.
Pesantemente segnato dal tempo, questo piccolo-grande gioiello artistico, raffigurante l’Assunzione della Vergine, rivede oggi nuova luce e ritrova una sua leggibilità grazie ai lavori di restauro firmati da Michele e Angela Sottile del laboratorio Poliarte Centro Restauro.
Il restauro è stato realizzato grazie al supporto dell’azienda dolciaria Fiasconaro che a Castelbuono ha sede e che è molto sensibile alle esigenze del proprio territorio e attenta alla valorizzazione dei tesori storico-artistico-culturali che lo caratterizzano.
L’affresco restaurato è stato presentato ieri pomeriggio (24 marzo) nel corso di un evento che ha coinvolto, oltre a un gran numero di castelbuonesi, anche esponenti della Curia, autorità locali, membri delle istituzioni, fra cui il dottor Emilio Arcuri, Assessore alla Riqualificazione Urbana del Comune di Palermo che ha preso parola dopo l’intervento dell’architetto Anna Maria Mazzola Mazzola, vicesindaco di Castelbuono.
La cerimonia di inaugurazione è stata seguita da una tavola rotonda di approfondimento che, moderata dal dottor Marco Romano, Vice Direttore del Giornale di Sicilia, ha visto gli interventi dello storico dell’arte dottor Gaetano Bongiovanni della Soprintendenza di Palermo, del medico ed esperto d’arte professor Adelfio Elio Cardinale, del Cardinale e Arcivescovo Emerito di Palermo Sua Eminenza Paolo Romeo, del Vescovo di Mazara del Vallo Sua Eccellenza Domenico Mogavero, oltre che dei due restauratori.
“Da sempre cerchiamo di valorizzare il nostro territorio utilizzando, nel fare pasticceria, solo materie prime di qualità provenienti pressoché esclusivamente dalla Sicilia. Guidati dal medesimo stimolo, dal medesimo amore nei confronti dell’Isola, io, i miei fratelli e l’intera azienda Fiasconaro, abbiamo voluto contribuire alla rinascita di questo storico affresco che rischiava di andare definitivamente perduto. Mi riempie il cuore di gioia vederlo oggi splendere di nuova bellezza.” ha sottolineato il maestro pasticcere Nicola Fiasconaro.
La chiesa – La chiesa di Maria SS Assunta è stata edificata nel XIV secolo, probabilmente su una costruzione preesistente. La conformazione odierna è databile intorno alla fine del XV secolo quando alle tre navate originarie è ne è stata aggiunta una quarta per rispondere alle necessità di un paese in forte crescita demografica. La chiesa è impreziosita da alcune testimonianze artistiche di particolare interesse tra le quali il grande Polittico dell’Altare Maggiore (raffigurante la Madonna col Bambino e Santi), il maestoso ciborio marmoreo attribuito a Giorgio da Milano, i dipinti noti come ‘La Madonna col Bambino’ e ‘La Madonna del Berrettaro’, la vasta cripta affrescata con scene della Passione.
L’affresco – Situato sulla facciata della chiesa, all’interno del portico colonnato, l’affresco raffigura l’Assunzione in Cielo della Vergine, coerentemente con l’intitolazione della chiesa stessa dedicata a Maria SS. Assunta. Terminato il corso della vita terrena, Maria fu accolta in Paradiso sia con l’anima sia con il corpo. Dell’Assunzione della Vergine vi sono informazione negli apocrifi del Nuovo Testamento: sentendo avvicinare la fine, Maria convocò gli apostoli, li salutò e si distese su un letto. Dall’alto dei Cieli l’anima della Vergine venne subito portata in Paradiso mentre il corpo venne seppellito in un sepolcro da dove però, pochi giorni fu tratto in cielo da una schiera di angeli e portato in trionfo al cospetto di Dio. E così, quando gli apostoli visitarono il sepolcro, trovarono al suo interno solo gigli e rose.
Nel dipinto murale è possibile individuare la schiera di apostoli raccolti intorno al sepolcro vuoto della Vergine: la scena è resa dinamica dai loro sguardi e dai gesti che fanno percepire lo stupore ma anche l’emozione umana mentre assistono all’Assunzione di Maria, il cui corpo (purtroppo sono visibili solo le gambe coperte da un velo azzurro), è stato portato in cielo dagli angeli. Un putto, accanto alla Vergine, regge tre gigli bianchi, simbolo di purezza.
Stato di conservazione – L’affresco versava in gravissime condizioni di conservazione. L’intonaco si presentava quasi del tutto rigonfio con gravi difetti di adesione al supporto murario. Le sacche vuote interne costituivano un reale pericolo di caduta del dipinto, come già verificatosi in ampie zone dell’opera. Le estese lacune sono state in passato rappezzate con malta. I numerosi fori, stuccati grossolanamente in un precedente intervento, sono riferibili probabilmente alla plurisecolare abitudine di affiggere festoni di edera e alloro sulla parete della Chiesa durante varie celebrazioni e soprattutto per la Festa di Sant’Anna per creare una ricca scenografia. In generale, l’intonaco si presentava sgretolato e privo di coesione materica. Nel corso dei secoli, ha sicuramente concorso al degrado la collocazione dell’opera in esterno. La superficie pittorica si presentava dunque notevolmente lacunosa, abrasa e alterata cromaticamente a causa di un generale offuscamento dovuto non solo alla presenza di uno strato consistente di deposizione atmosferica, ma soprattutto di un fissativo sintetico alterato, riferibile all’intervento di restauro degli anni ’70, che impediva la corretta lettura dell’opera nascondendo alla vista elementi figurativi molto significativi.
Il restauro – Le operazioni di restauro sono state mirate innanzitutto al consolidamento degli intonaci. La pulitura ha permesso di ridare vita alla figurazione liberando la superficie pittorica da uno strato grigio che rendeva impossibile la lettura della scena dipinta,. Grazie all’intervento finale di integrazione pittorica eseguito con materiali inalterabili e compatibili e con tecnica riconoscibile secondo i dettami dell’odierna metodologia del restauro, è stato possibile eliminare visivamente le numerose lacune, donando finalmente al dipinto unità e leggibilità e riconsegnando così un bene artistico alla comunità che, per le condizioni critiche in cui versava prima dell’intervento, aveva poco a poco nei decenni smesso di guardarla fino quasi al punto di dimenticarla.