Chi dovrà rispondere per il danno causato ai pazienti? La Società Oftalmologica Italiana deposita un nuovo esposto presso la Procura di Roma a tutela del diritto di accesso alle cure per i pazienti affetti da maculopatia.
A seguito dell’incontro, la Procura di Roma, tramite i magistrati Nello Rossi e Stefano Pesci, sta valutando l’avvio di nuove indagini per disastro colposo. La Fondazione “Insieme per la Vista” Onlus sta valutando l’attivazione di una Class Action a favore dei pazienti danneggiati dalle illogiche direttive impartite dall’AIFA.
Big Pharma sotto l’occhio della Procura di Roma. Questa è ancora la punta di un iceberg che la Società Oftalmologica Italiana (SOI) sta cercando di smantellare a tutela della vista di milioni di cittadini italiani.
Il Presidente SOI, Matteo Piovella, esprime la sua grande soddisfazione. Abbiamo chiesto alla Procura di Roma di incontrarci di nuovo per aggiornare la situazione con nuove prove e dati (vedi dati) ed abbiamo trovato grande disponibilità e professionalità a sostegno dell’attivazione di ulteriori indagini – spiega il Presidente della SOI. Per questo importante compito sono stato assistito dall’avvocato Riccardo Salomone del foro di Torino, consulente di SOI. Con grande sensibilità, la Procura ha recepito l’importanza della nostra azione, rivolta alla salute e tutela della vista ed al rispetto dei diritto costituzionale di accesso alla cura.
Sulla base di dati raccolti da SOI collaborando con le divisioni di oculistica Ospedaliere e Universitarie, è emerso, infatti, che le regole imposte da AIFA hanno comportato che solo 57 strutture ospedaliere su 215 esistenti, oggi utilizzano Avastin.
Inoltre, ogni Regione fa a modo suo: ad esempio, in Veneto e Emilia Romagna si utilizza Avastin mentre questo farmaco non ha quasi cittadinanza in Lombardia.
Questa drammatica realtà oggi consente solo a 100 medici oculisti di poter utilizzare Avastin – esterna Piovella – e tutto questo è incredibile!
A differenza di quanto accade in tutto il resto del mondo, in Italia gli altri 6900 medici oculisti non hanno alcuna possibilità concreta di prescrivere e di utilizzare Avastin.
Una situazione a dir poco vergognosa, che di fatto ha impedito di erogare il 70% delle cure intravitreali necessarie per sostenere le esigenze terapeutiche dei pazienti italiani rispetto a quanto viene fatto normalmente in Francia, Inghilterra e Germania. Il tutto certificato da IMS l’organizzazione mondiale che mette a disposizione delle Aziende affiliate i numeri di vendita dei farmaci nei differenti Paesi.
La Fondazione “Insieme per la vista” (www.insiemeperlavista.com) ha valutato che il danno subito (una media di 20.000 euro a persona) dai 65 mila pazienti che non hanno avuto un adeguato accesso alle cure, ammonterebbe ad una somma risarcitoria superiore ad 1 miliardo di euro quale conseguenza delle inspiegabili direttive approvare da AIFA. La Fondazione sta valutando l’attivazione di una Class Action a tutela dei diritti dei pazienti.
Esprimiamo quindi la nostra gratitudine alla Procura di Roma – afferma Piovella – che ha deciso di far luce su tutta questa incredibile vicenda che ribadiamo ha come risultato che ad oggi l’utilizzo di Avastin in Italia è diminuito del 80% .
In tutto questo, va evidenziato che Roche e Novartis – le aziende produttrici sia del farmaco più costoso che di quello meno caro – hanno già dovuto pagare una multa comminata dall’Antitrust di circa 180 milioni di euro, il cui ricavato purtroppo non è andato a vantaggio e a sostegno dei pazienti affetti da maculopatia.
Dopo che Antitrust, il TAR del Lazio e la stessa Corte Europea, hanno con le loro sentenze e pronunce sancito la necessità di diffondere l’utilizzo di Avastin, le riforme messe in campo da AIFA e dal Ministero della Salute hanno determinato il risultato opposto a quello richiesto e sperato : il tutto con un danno diretto da parte dei pazienti italiani che per questi motivi sono stati esclusi dalle cure.
Questa realtà ha portato nel 2014 ad erogare solo 220.000 iniezioni contro le oltre 650.000 somministrate in Francia, in Germania e in Inghilterra – conclude Piovella – eppure tutti sanno che utilizzando Avastin al posto di Lucentis si risparmierebbero oltre 400 milioni di euro all’anno.