Un convegno per affrontare gli aspetti medici ma anche di percezione sociale e mediatica delle persone transessuali
Sarà Vittoria Schisano, Giuseppe all’anagrafe, a portare la propria testimonianza al convegno “Disforia di Genere” che si apre domani, 12 settembre, a Verona. Il convegno, promosso da AME, Associazione Medici Endocrinologi, spiega Roberto Castello, è dedicato ad un tema di cui, in genere, non si parla, e ci auguriamo, anche con questa iniziativa, di cambiare la percezione di questa condizione. Vittoria Schisano è la prima attrice italiana ad avere dichiarato e intrapreso il percorso per cambiare sesso.
“Forse nel mio ruolo di attrice, spiega Vittoria, alcune “stranezze” vengono accettate ma dietro ad un “personaggio” c’è sempre una persona. Quello che ferisce è sentire che ci si riferisce a questa condizione come ad un fenomeno circense, folcloristico che lo pone ai livelli più bassi nella percezione valoriale della società. Ma non c’è nulla di tutto questo nella persona che decide di fare un percorso che ritiene indispensabile per appartenere, a tutti gli effetti, all’identità di genere sentita e dando una risposta alla domanda “chi sono io?”.
In questa transizione si mette in gioco tutto, prosegue la Schisano: come Giuseppe lavoravo per Rai e Mediaset in fiction con ruoli di militare, marinaio o poliziotto ma, come Vittoria, non avevo alcuna certezza che sarei stata scelta per coprire anche ruoli femminili. La posta in gioco era grande, perdere tutto quello che avevo costruito professionalmente; ma non ho avuto alcun dubbio perché si trattava di trovare me stessa!
Le persone reagiscono in modo scomposto davanti alle persone transgender, prosegue l’attrice: alcuni fingono indifferenza, alcuni sono spaventati, hanno paura di quello che può anche piacere scoprendo la propria parte black e questa paura spesso si esprime con cattiveria, con aggressività. Un rapporto del 2013 indica che due transessuali su cinque sono stati vittima di ripetuti episodi di violenza e le discriminazioni in ambito educativo, sanitario, lavorativo sono maggiori rispetto a gay, lesbiche e bisessuali. Altri invece lo vivono come un fenomeno di moda non comprendendo l’essenza della questione. Ma, in generale, posso dire che il nostro Paese è più avanti di quanto possa sembrare, sono i politici invece ad essere più arretrati.
Voglio anche dire che la mia è una storia felice, forse perché non ho avuto dubbi nell’accettare quella che ero/sono e nel convincere le persone a me care a farlo”, conclude Vittoria.
Professionalmente nella nuova identità ha lavorato con Albanese in un paio di ruoli di transessuale ma oggi viene scelta e si confronta alla pari con colleghe per ruoli femminili comuni quale, ad esempio, una donna di mafia uno degli ultimi lavori che l’anno vista impegnata.