Voglio capire quanto sia diffuso il fenomeno dei lanzichenecchi del volante.
Mattinata splendida, clima agreable (lo definirebbero i cugini francesi), tradisco le mie lande Prealpine lombarde e piemontesi e mi dirigo verso le salite della vicina Confederatio Helvetica.
Ormai avvezzo alla totale mancanza di rispetto di molti conduttori di ogni genere di mezzi veicolari a 4 ruote nei confronti degli utilizzatori dei velocipedi a pedali, mi sorbisco la consueta sequela di rischi con autoarticolati, autotreni, pullman, furgoni,autovetture che zizagano e ondeggiano pericolosamente in ragione dell’ utilizzo scriteriato dei “maledetti e antisociali” smartphones da parte dei conduttori, la cui attenzione è totalmente assorta nelle chat, nella consultazione di siti internet e di qualunque altra funzione digital-informatica fornita da questi oggetti indispensabili e vitali; tanto vitali e imprescindibili da mettere a repentaglio l’incolumità e l’esistenza di qualunque “fastidioso” e più o meno ingombrante pedone, ciclista, motociclista la cui sagoma viene schivata per pochi centimetri.
Incerti del “mestiere”, situazioni aleatorie che noi facenti parte del clan dei cicloamatori affrontiamo volentieri pur di soddisfare la nostra smisurata passione per la libertà che ci regala la bicicletta.
E poi chissenefrega, pensando che ci attende il premio degli scenari mozzafiato che si possono gustare dalle cime delle salite delle colline, delle Prealpi, delle Alpi.
Ecco lo scenario paradisiaco di Serpiano, amena località del Canton Ticino arroccata sul versante orientale del lago Ceresio.
Per raggiungere la meta della terrazza a 670 metri sopra lo specchio d’acqua del bacino lacustre, si può utilizzare la funivia Brusino-Serpiano, o, in alternativa (per noi ciclisti e per gli altri autoviecoli), arrampicarsi attraverso la vecchia e stretta mulattiera, ora carrabile, che si inerpica all’interno di un meraviglioso bosco di lecci, ontani, querce, conifere, in una serie di curve e tornanti completamenti ombreggiati dalla folta vegetazione.
Mi sembra di vivere un flash back di decenni passati, pedalando sopra l’ondulato manto stradale.
Un flash back che svanisce quasi istantaneamente, non appena incrocio le poche autovetture (è ancora presto per l’invasione dei gitanti) percorrenti il senso contrario alla mia direzione di marcia.
Ad ogni curva cieca o tornante riesco a evitare per pochi centimetri queste autovetture con a bordo i “mattinieri gitaroli” bramosi di raggiungere i luoghi prescelti dove banchettare ingurgitando ogni genere di vettovaglia.
Epigoni di Sandro Munari o di Sebastian Loeb, sfrecciano a velocità sostenuta, infischiandosene delle più elementari regole del codice della strada ma anche della minima educazione stradale.
Nessun colpo di clacson per avvertire il loro arrivo in prossimità delle curve e dei tornati per evitare pericolosi collisioni.
Nulla, si ode solo il rombo del motore.
Novelli lanzichenecchi privi di senso civico-stradale nemmeno lontanamente paragonabili ai guidatori degli anni 70/80 che percorrevano i valichi montani di mezza Europa dando colpi di clacson ad ogni curva e viaggiando adiacente il lato destro della carreggiata.
Gli amanti della montagna ricorderanno il tipico suono del segnalatore acustico delle corriere che facevano la spola tra le vallate e i passi alpini rifornendo le case cantoniere e gli alberghi dei giornali, consegnando i sacchi postali, e trasportando i turisti adoratori e rispettosi delle terre montane.
Un turismo che era lo specchio della società di allora rispettosa della montagna, delle ricchezze naturali, e anche delle strade che conducevano in quegli angoli di terra che confinano con il cielo.
Osservo con compatimento i rallysti del fine settimana e immagazzino la veduta meravigliosa e corroborante a 700 mslm del Ceresio.
Il Paradiso a pochi metri…
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)
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