Lodeiro: piccolo, tozzo ma anche pieno di talento. L’interpretazione del “volante”, ovvero il centrocampista offensivo sudamericano con compiti di copertura spesso variabili, può essere incarnato al meglio dall’uruguayano Nicolas Lodeiro.
Anche al mondiale brasiliano le sue buone qualità non sono passate inosservate: sa dribblare, fare pressing, impostare e lanciare in verticale, ottima qualità soprattutto quando gli attaccanti si chiamano Cavani e Suarez, morsi a parte.
Lodeiro, numero 14 della “celeste”, si rivela come un ottimo contraltare dei suoi onesti colleghi di reparto. Nella sua nazionale, togliendo Ramirez, il talento nei mediani è stato pressoché assente nel corso degli anni. I vari Perez, Gargano e Arevalo Rios sono discreti pedalatori e cacciatori di caviglie avversarie.
Classe 1989, Lodeiro ha medie qualità fisiche (1,70 m e 71 kg, segnalano gli almanacchi) ma un cervello funzionale al gioco del calcio. Il piede sinistro lo porta a essere un regista ideale, ma anche col piede destro riesce a fare cose discrete. Sui calci diretti è una sicurezza, anche se la sua lentezza, soprattutto in alcuni frangenti di gioco, rischia di irritare gli amanti dell’intensità per tutti i novanta minuti.
L’esordio in patria, l’esplosione altrove
Ha iniziato calcisticamente nel Nacional, dove ha vinto quasi tutto a livello giovanile, per poi passare con discreti risultati in prima squadra. In Olanda non ha sfruttato la grande occasione, con l’Ajax che fece carte false per averlo in squadra, ma la fortuna non ha assistito il regista.
Tanti infortuni, poca continuità e una certa fragilità anche interiore non lo hanno aiutato, con Frank De Boer, allenatore dei lancieri, che lo impiegava in attacco, un po’ come si fa spesso nei casi di emergenza oppure nei casi disperati. Nonostante ciò, Lodeiro può vantare due scudetti in Olanda, con tre reti realizzate e spesso decisive per il palmares dell’Ajax.
Terminata la parentesi nei Paesi Bassi, Lodeiro è tornato nel suo continente, dopo aver ottenuto la lista gratuita, decidendo di firmare per il Botafogo, in modo da ricostruire pian pianino la sua carriera.
La squadra brasiliana non sarà un fulmine di guerra, ma consentirà a Lodeiro di riprendersi, con un apprendistato utile per l’approdo al Corinthias, con il contratto firmato nelle scorse settimane.
In nazionale la sua storia è quasi da sceneggiatura cinematografica. Nel 2010, al suo esordio a un mondiale, la combina grossa rimediando subito un’espulsione contro la Francia, dopo pochi minuti dal suo ingresso in campo. Il 23 giugno 2011, invece, fa commuovere l’intera nazione uruguayana segnando contro l’Estonia e dedicando la marcatura al padre scomparso due giorni prima.
Nel mondiale brasiliano non ha fatto danni e si è rivelato, finalmente, un giocatore affidabile per il futuro. Il futuro è suo ed ha già assaggiato gli stadi brasiliani e il loro incessante calore. Lodeiro avrebbe meritato maggiori chance nel calcio europeo, ma potrebbe tornare celermente sulle agendine degli operatori del mercato.