In occasione dei 50 anni del Museo, una mostra di tessuti europei dal Quattrocento al Settecento. Una selezione di oltre 2.000 oggetti tra tessuti, stampe, libri, accessori, maschere rituali e armi storiche donate dal collezionista fiorentino Giovanni Falletti
La Fondazione Museo del Tessuto di Prato celebra i primi cinquant’anni del Museo con la mostra “Tesori di seta. Capolavori tessili dalla donazione Falletti”, a cura di Daniela Degl’Innocenti e aperta al pubblico fino al 21 dicembre 2025.
Capolavori tessili dal Quattrocento al Settecento
Giovanni Falletti, medico fiorentino, collezionista eclettico e cultore di diverse discipline, in cinquant’anni di appassionata ricerca, ha conservato e raccolto manufatti tessili, ricami, libri, stampe, monili, armi storiche e maschere rituali provenienti dall’Europa e da molti paesi asiatici e africani. La sua donazione al Museo è composta da quasi 2.000 oggetti di incredibile valore storico, artistico e antropologico. Tra questi, 250 stampe giapponesi della seconda metà del Settecento e dell’Ottocento, tessuti di manifatture europee dal Quattrocento al Settecento, oltre 450 tra litografie, acqueforti, xilografie e stampe dal Cinquecento all’Ottocento. Più di 1.000 oggetti tra ricami, fasce ornamentali, pannelli, maschere, monili, armi rituali provengono da Africa, Asia Centrale, Asia Orientale, Sud America.
Circa ottanta manufatti tessili e ricami antichi che rappresentano il nucleo iniziale da cui Falletti ha avviato il percorso di collezionista, sono ora esposte al pubblico grazie a Daniela Degl’Innocenti, conservatrice del Museo del Tessuto, con la consulenza scientifica di Roberta Orsi Landini, massima studiosa italiana del tessuto e del costume.
Un percorso lungo quattro secoli
Allestita nella sala dedicata ai tessuti storici, la mostra attraversa quattro secoli di manifattura tessile e che incrocia stili, produzioni, materiali e soggetti, testimoni della produzione europea dal Quattrocento alla fine del Settecento.
Utilizzati per la confezione di sfarzosissime vesti laiche destinate alle aristocrazie del tempo, questi tessuti, per il loro pregio e valore, venivano successivamente donati a istituzioni religiose che li riutilizzavano per realizzare paramenti sacri come pianete, dalmatiche, piviali. Una pratica di riuso che ha permesso la conservazione di capolavori di cui la mostra presenta al pubblico alcuni esemplari.
La sala espositiva racconta, attraverso apparati multimediali, il processo di lavorazione del tessuto e lo sviluppo dell’arte della seta fino al periodo preindustriale. Microscopi digitali consentono di osservare da vicino la struttura interna e la complessità degli intrecci di velluti, damaschi, broccati e lampassi (tessuti in seta operata). Infine, riproduzioni grafiche affiancate ai tessuti, illustrano lo sviluppo dei principali motivi decorativi adottati dalle botteghe tra XV e XVIII secolo. Le riproduzioni di alcune importanti opere pittoriche affiancate a tessuti dello stesso periodo, rendono immediatamente visibili le diverse funzioni di questi capolavori in seta.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Edifir (in uscita nel 2025) con approfondite analisi e schede tecniche a cura di Daniela Degl’Innocenti e Roberta Orsi Landini.
Orario di visita:
Da martedì a giovedì: 10.00-15.00 | venerdì e sabato: 10.00-19.00 | domenica: 15.00-19.00 | lunedì chiuso
Orari Festività Natalizie:
martedì 24 dicembre: 10.00-15.00 | mercoledì 25 dicembre: chiuso | giovedì 26 dicembre: 15.00-19.00
mercoledì 1° gennaio: 15.00-19.00 | lunedì 6 gennaio: 15.00-19.00
Stefania Lupi