Ma le cause principali rimangono le malattie autoimmuni e le intolleranze alimentari
Negli ultimi 5 annilo stress ha causato un aumento del 20% di casi di alopecia areata. A lanciare l’allarme è il Dott. Fabio Rinaldi, presidente dell’IHRF – International Hair Research Foundation e docente alla Sorbona di Parigi, che ammonisce: “I dati normali di letteratura dicono che il 5% della popolazione è affetto da alopecia areata, ma in realtà questa percentuale è aumentata considerevolmente da quando si è verificata una situazione di costante sofferenza economica e psicologica, ovvero negli ultimi 4-5 anni. Personalmente ho sempre considerato lo stress un fatto non preponderante nella caduta dei capelli, ma ormai è innegabile che questa grave situazione di disagio stia cambiando le patologie della pelle e sia alla base di diverse forme di alopecia areata”. Secondo uno studio che sarà presto pubblicato da un’autorevole rivista medica americana e che verrà presentato a Milano dal Dott. Rinaldi al “1° Seminario Internazionale sui ritmi circadiani nella pelle e nei capelli”, in programma a dicembre a Milano, lo stress da alterazione del ritmo circadiano incide del 25% sulla caduta dei capelli: “E’ emerso soprattutto che chi svolge lavori notturni o particolarmente pericolosi, dove quindi la tensione è più alta, più frequentemente può presentare patologie di questo genere” , prosegue l’esperto.
L’alopecia è una patologia totalmente trasversale perché può colpire chiunque, dai bambini a partire dall’età di 2 anni fino agli adulti, anche come primo episodio; affligge ugualmente uomini e donne, con una leggera predominanza del gentil sesso, del tipo 60% donne e 40% uomini. Normalmente si presenta in età giovanile e tende a recidivare tutte le volte che vuole. Spesso l’alopecia coinvolge la salute delle unghie ed è abbinata ad altre malattie della pelle, come la vitiligine, la dermatite atopica o da contatto, o, ancora, a malattie autoimmuni più complicate quali il morbo di Crohn, la celiachia e l’artrite reumatoide.
Ma quali sono le cause più frequenti dell’alopecia areata? E’ possibile stilare una classifica delle motivazioni che portano a questa patologia? Secondo il Dott. Fabio Rinaldi, al primo posto andrebbero “tutte le malattie autoimmuni, soprattutto della tiroide e dell’intestino”. Secondo posto per “le intolleranze alimentari:circail 38% dei nostri pazienti con alopecia presenta un’intolleranza al glutine”. In terza posizione “molte malattie infiammatorie, che possono essere causate per esempio dai calcoli al fegato o alla cistifellea”. Al quarto posto si attesta “lo stress”, seguito “dal fumo, dall’inquinamento e da tutte quelle condizioni di vita che possono alterare il ritmo circadiano”.
Curare questo tipo di malattia è molto complesso, perché è necessario individuare l’esatta causa che l’ha innescata. Uno studio del Dott. Rinaldi pubblicato a luglio sul “Journal of Analytical Oncology” ha messo in correlazione l’alopecia con forme ben più gravi, addirittura tumorali. “Non si deve mai affrontare il tema banalmente, ma la diagnosi deve essere accurata”, avverte lo specialista.
Come affrontare al meglio il problema? Il Dott. Rinaldi consiglia prima di tutto di “recarsi dal dermatologo per trovare la causa scatenante e scegliere così la cura più appropriata. Ci sono diverse terapie, si possono aiutare i capelli con i fattori di crescita sintetici, con il cortisone o farmaci quali Minoxidil, Ciclosporina o Capsaicina, o con un cambiamento d’alimentazione, se si tratta di intolleranze alimentari, oppure con il PRP (plasma ricco di piastrine), una terapia di dermatologia rigenerativa che consente di ottenere, nell’ 80% dei casi, la ricrescita di capelli e un aumento della loro densità”.
Infine, il Dott. Rinaldi mette in guardia dai “titoloni sensazionalistici dei giornali”, che recentemente hanno annunciato la presunta scoperta della prima “pillola anti-calvizie”: si tratta del ruxolitinib, un farmaco già approvato dall’organo regolatore statunitense FDA, usato comunemente per curare una malattia del sangue. Fabio Rinaldi sostiene che questa cura “è troppo aggressiva e pericolosa per curare l’alopecia areata. Il ruxolitinib presenta infatti enormi rischi di effetti collaterali per il fegato e i reni, inoltre può provocare un forte abbassamento delle piastrine e dare problemi al midollo per la produzione dei globuli rossi e bianchi. Un farmaco del genere non si prescrive a cuor leggero”. Inoltre sarebbe stato totalmente travisato lo studio pubblicato su Nature Medicine, che affermava chiaramente che si tratta di una ricerca ancora allo stato embrionale. “Magari in futuro – conclude il Dott. Rinaldi – questa pillola sarà l’arma terapeutica giusta, ma al momento la sperimentazione, condotta su 3 soli pazienti, non è assolutamente sufficiente per dichiarare il successo della terapia. Inoltre, i loro capelli sono ricresciuti in 4-5 mesi di terapia e, in questo lasso di tempo, essi potevano guarire anche da soli, quindi non vuol dire niente”.