Aumenta il trattamento delle varici mini invasivo: ormail il 75% sceglie la strada light
Durante la bella stagione è impossibile ignorare lo stato di salute degli arti inferiori: capillari, venuzze, gonfiori, sino a vere e proprie varici sono lì a ricordarci che troppo spesso trascuriamo la salute delle gambe. Non ci sono calze e pantaloni a proteggere gli inestetismi dagli sguardi indiscreti e il caldo e l’esposizione al sole non migliorano di certo la situazione. Il pensiero è quello di ‘fare qualcosa’ al ritorno dalle vacanze, proposito ottimo ma troppo spesso accantonato appena si torna in città.
Un errore, perché i disturbi della circolazione tendono a progredire e a ‘farsi sentire’: gonfiore, irrequietezza, difficoltà a dormire, sino al dolore intenso sono le ‘bandiere rosse’ che sventolano e gridano come l’insufficienza venosa cronica sia in agguato. Secondo le più recenti stime si tratta di una condizione che colpisce il 25% delle donne ma che non risparmia i maschi con una incidenza del 15%, situazione che peggiora con l’età, interessando il 50% degli over 50.
“In presenza di segni quali: senso di peso, gonfiore e capillari evidenti la prima cosa da fare è un ecodoppler, indagine non invasiva che consiste nella misurazione del grado di insufficienza venosa presente, ossia quella condizione per cui le minuscole valvole presenti all’interno dei vasi non riescono a pompare verso l’alto il sangue e la localizzazione precisa dei punti di reflusso” spiega il Professor Carlo Spartera, Responsabile del Reparto di Chirurgia Vascolare della casa di cura Villa Valeria di Roma.
La valutazione specialistica poi consente di definire un corretto piano di azione: dall’uso di calze compressive, alla terapia fisico-riabilitativa, dalla terapia medica sino alla chirurgia. Termine che evoca evenienze poco gradite, un traumatismo sui tessuti, cicatrici, dolore, decorso post-operatorio. Basterebbe questo a scoraggiare dal prendere in mano la situazione, ma la tecnologia medica ha fatto passi avanti e oggi la chirurgia vascolare è sempre meno invasiva e dolorosa. Il laser a diodi è lo strumento più moderno e accurato per affrontare e risolvere i problemi venosi. Questo tipo di laser funziona in maniera specifica su alcune componenti del sangue: il raggio raggiunge l’interno della parete venosa senza danneggiare in alcun modo i tessuti circostanti.
“L’intervento prevede una minuscola incisione all’interno della quale si fa passare una sottilissima sonda che emette il raggio laser, il cui operato viene seguito dall’esterno tramite monitor grazie al costante controllo di un eco-doppler” prosegue il Professor Spartera “Il laser agisce sulla parete interna della vena, colpendo selettivamente alcune proteine che la compongono e ‘chiudendola’ quasi fosse sigillata. Un approccio conservativo rispetto al tradizionale approccio di rimozione della safena e delle sue collaterali. Si tratta di un intervento che dura tra i 30 e i 45 minuti con anestesia locoregionale e sedazione per il massimo comfort del paziente. Le percentuali di successo sono impensabili con le tecniche tradizionali e raggiungono il 90-95% con una percentuale di recidive del 5%. In uso da oltre 15 anni la metodica, chiamata EVLT (sigla per EndoVenous Laser Treatment) è in costante progressivo aumento, con il 70% dei trattamenti eseguiti in ‘one day surgery’ o ricovero diurno anche grazie alla virtuale assenza di complicanze attestata dall’autorità americana di controllo dei farmaci, degli alimenti e dei dispositivi medici (FDA). Anche il decorso post operatorio è rispettoso sia della qualità di vita che delle esigenze del paziente che può tornare a camminare dopo qualche ora. La novità è che ora possiamo trattare con questa tecnica anche le grandi vene come le safene (circa il 75% dei casi sono trattati con il laser) risparmiando l’invasività dell’accesso inguinale”.
Ma quando ricorrere all’intervento laser? “Appena possibile” sottolinea il chirurgo “le varici tendono a peggiorare e ad avere tra i fattori di rischio la gravidanza, l’età e la menopausa a causa della mancata protezione degli estrogeni. Quando le vene sono sfiancate e mostrano quel tipico aspetto a grappolo dell’insufficienza venosa ‘di lungo corso’ è più difficile raggiungere un risultato estetico ottimale”.
Box: Un disturbo ‘al femminile’.
Le varici e l’insufficienza venosa possono essere una scomoda eredità: la predisposizione ereditaria coesiste nell’85% delle pazienti affette da varici. A cui si aggiungono fattori predisponenti come il numero di gravidanze e parti, il sovrappeso e alcune professioni, come quelle che prevedono la prolungata stazione eretta. Ma se le donne piangono, gli uomini non ridono: con l’età anziana il gap epidemiologico di riduce e si livella su un 50% per entrambi i sessi.