Cavit in un recente incontro con la stampa presso il Milano Contract District ha raccontato la storia dei vini del Trentino e delle dieci cantine sociali che si occupano di più del 60% della produzione vinicola della regione.
Ne fanno per oltre 4.500 viticoltori, nel corso di quasi settant’anni di attività
ha sviluppato un’expertise singolare in cui filiera e sistema si fondono in un virtuoso modello di cooperazione, unico in Italia, sintesi di artigianalità e organizzazione, rispetto per la tradizione e avanguardia tecnologica, sostenibilità e ricerca scientifica.
La produzione Cavit spazia tra vini di ogni tipologia, da quelli adatti al consumo quotidiano in vendita nella grande distribuzione agli spumanti di Altemasi, premiati ed apprezzati dagli esperti e a vini di alto livello con le linee Maso, Trentini Superiori e Bottega Vinai – espressione del territorio e della migliore arte enologica della cantina.
“Rendere il vino di qualità un piacere quotidiano da condividere è da sempre una missione per la cantina trentina, portabandiera di un approccio che mira ad accrescere il numero degli amanti e appassionati del buon vino”, racconta Enrico Zanoni, Direttore Generale di Cavit.
“Democratici” per natura, i vini e gli spumanti Cavit si distinguono per l’ottimo rapporto qualità-prezzo che li fa apprezzare da un ampio pubblico di consumatori, in tutto il mondo, e li pone nella posizione ideale per un’opera di divulgazione della conoscenza e del piacere del buon vino.
In equilibrio tra volumi e qualità della produzione, Cavit è alla costante ricerca della migliore espressione di ogni vitigno, garantendo nel tempo caratteristiche distintive e standard organolettici uniformi per ogni vino, come richiesto ad un marchio celebre in tutto il mondo.
Con una media di 1,2 ettari di proprietà a testa, i 4.500 coltivatori che compongono la filiera Cavit rappresentano l’anima di un sistema produttivo supportato da una regia impeccabile.
Coniugando passione artigianale e importanti investimenti sul fronte dell’innovazione, Cavit è all’avanguardia per i suoi sistemi produttivi. “Il nostro progetto PICA (acronimo di Piattaforma Integrata Cartografica Agriviticola)”, spiega Andrea Faustini, Enologo e responsabile scientifico team agronomico Cavit, rappresenta oggi la più avanzata piattaforma tecnologica in Italia per l’implementazione di una viticoltura intelligente ed eco-sostenibile”.
In occasione della giornata dedicata alla stampa, Cavit ha evidenziato la qualità dei vini Trentini, in particolare quelli derivati da vitigni come Chardonnay e Teroldego Rotaliano, nelle loro espressioni daily e fine.
Lo Chardonnay è il vitigno a bacca bianca più diffuso in Trentino, è un vitigno bandiera per il territorio, adattato a tutte le situazioni climatiche e di suoli. Si esprime in ogni situazione al meglio delle sue caratteristiche. Facile interpretazione per Mastri Vernacoli, dove si esalta piacevolezza e bevibilità. Può manifestare un’attitudine di complessità e tipicità quando valorizzato in vigneto con la linea Bottega Vinai. Per finire con l’esaltazione dell’unicità del Maso Toresella studiato e pensato per raggiungere altissimi livelli di struttura e complessità aromatica per vestire al meglio i panni dello Chardonnay riserva.
Il Teroldego Rotaliano, è il vitigno autoctono trentino per eccellenza e rappresenta il principe dei vini trentini. A differenza dello Chardonnay, molto versatile, parliamo di un vino che fuori dal suo ambiente perde quasi significato: il territorio la fa da padrone e, in particolare, la Piana Rotaliana a nord di Trento, frutto dell’opera millenaria di un antico ghiacciaio che ha portato alla formazione di una piana alluvionale circondata da alti pareti rocciose. Qui il torrente Noce, con il suo lento scorrere, ha portato a valle ghiaia e ciottoli alluvionali dei materiali più disparati, contribuendo alla formazione di un sottosuolo ricchissimo: habitat naturale, per unicità climatica, del Teroldego Rotaliano.
“Anche in questo caso”, spiega Susi Pozzi, Direttore Marketing Cavit, “si parla di Mastri Vernacoli, che rappresenta tutto il territorio rotaliano, di Bottega Vinai, che nasce da una selezione delle sottozone del Teroldego, più vicine al fiume Noce, per finire con Maso Cervara al Valico della Rocchetta, un diaframma che collega la Valle dell’Adige con la Val di Non, che è il nostro cru, prodotto solo in annate speciali e lasciato maturare fino a diventare riserva”.
Con un fatturato di oltre 177 milioni di euro, Cavit si posiziona tra i principali protagonisti del settore in Italia ed eccelle sui mercati internazionali con una quota export che raggiunge l’80% dell’intera produzione. Negli Stati Uniti, in particolare, Cavit è il marchio di vino italiano più diffuso.
Per maggiori informazioni www.cavit.it