Le prime settimane del 2016 hanno già visto la pubblicazione delle linee guida 2016 per la gestione clinica e assistenziale del diabete, messe a punto dall’AACE, l’associazione che riunisce gli Endocrinologi Clinici Americani, linee guida che erano già state aggiornate nel corso del 2015. Il nuovo aggiornamento, a pochi mesi dalla precedente edizione, è un segno di quanto rilevanti siano le novità che si stanno registrando nel trattamento e nella gestione clinica di questa patologia che in Italia colpisce oltre 3 milioni di persone.
Le linee guida americane verranno presentate e discusse, facendo riferimento agli aspetti più innovativi per la realtà italiana, in occasione del “1st AME Diabetes Update” che si apre domani a Napoli promosso dall’Associazione Medici Endocrinologi (AME).
“La novità dell’edizione 2016 delle Linee Guida AACE, spiega Enrico Papini, responsabile scientifico AME e Direttore Struttura Complessa Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, Ospedale Regina Apostolorum, Albano Laziale, è l’indicazione circa l’impiego precoce, nelle prime fasi della malattia, delle terapie innovative. Queste ultime, infatti, consentono di raggiungere un soddisfacente controllo dei valori glicemici minimizzando il rischio di provocare pericolosi episodi di ipoglicemia. Il miglioramento e la maggiore stabilità del controllo metabolico, così assicurati, sono rilevanti per la prevenzione delle complicanze che, nel tempo, possono derivare dal diabete mal controllato, sotto forma di impegno cardiovascolare, renale, oculare e della circolazione degli arti inferiori. Si stima che il diabete sia associato ad un aumento molto sensibile del rischio di mortalità da varie cause, ed è quindi di fondamentale importanza un trattamento precoce della malattia e la prevenzione delle sue complicanze”.
“Le nuove terapie, recentemente introdotte, chiarisce Giorgio Borretta, S.C. Endocrinologia e Malattie del Ricambio, Azienda Ospedaliera S. Croce e Carle, Cuneo, controllano i livelli glicemici e sono in grado di prevenire, come già detto, le crisi ipoglicemiche garantendo ai pazienti lo svolgimento delle più comuni attività, come guidare un’auto, con la certezza di poterlo fare in sicurezza. Ma, l’aspetto più innovativo è rappresentato dalla capacità di questi farmaci di far perdere peso interrompendo il circolo vizioso rappresentato da alcune molecole per il controllo glicemico che tendevano a far ingrassare. Per il diabete di tipo 2, infatti, uno dei fattori sfavorevoli a un adeguato compenso metabolico è proprio rappresentato dal sovrappeso: disporre di farmaci capaci di agire sulla perdita di peso corporeo è fondamentale”.
“Recentemente si sono resi disponibili in Italia due di questi farmaci di nuova generazione: la liraglutide, un analogo dell’ormone GLP-1 che rende più armonica la secrezione degli ormoni pancreatici, che si è dimostrata efficace nel trattamento del sovrappeso e dell’obesità, interagendo con specifici recettori cerebrali che regolano l’appetito. Il dapagliflozin è invece la prima terapia che agisce sui reni permettendo l’eliminazione dello zucchero in eccesso, con riduzione importante della glicemia, perdita di peso e abbassamento della pressione arteriosa. L’arrivo in Italia di queste molecole rappresenta un significativo passo avanti compiuto dalla ricerca scientifica che arricchisce il panorama delle terapie innovative contro il diabete di tipo 2, una malattia considerata dall’OMS un’epidemia in tutto il mondo”, continua Edoardo Guastamacchia, docente presso l’Istituto di Endocrinologia dell’Università di Bari.
“L’impiego precoce di queste molecole rappresenta certamente un vantaggio per i pazienti, ma apre nuovi dibattiti circa la sostenibilità per il SSN a fronte di un costo maggiore di questi farmaci, commenta Silvio Settembrini, Medico Dirigente di Malattie Metaboliche e Diabetologia, ASL Napoli 1 Centro, Napoli e uno dei principali organizzatori del Diabetes Update. Queste considerazioni hanno indotto finora alcuni criteri limitativi nella prescrivibilità di queste molecole e nella loro associazione con altri principi terapeutici. È tuttavia auspicabile che nel corso dei prossimi mesi si possa giungere a concedere da parte degli organi regolatori una più ampia rimborsabilità di questi farmaci che presentano anche il vantaggio di una durata molto più protratta della loro efficacia nel tempo.
Le linee guida AACE non introducono novità assolute per quanto riguarda gli stili di vita della persona con diabete, ma sottolineano l’importanza di un dialogo con il paziente capace di influire sui comportamenti non corretti e, in particolare, sulla sedentarietà e il sovrappeso, sempre più diffusi nel mondo occidentale. La loro modifica, prosegue Settembrini, attraverso anche una sorta di “terapia comportamentale” prevede l’adozione di un regime dietetico specifico, maggiori conoscenze sull’indice glicemico dei diversi cibi e delle congrue associazioni tra gruppi alimentari diversi, e l’attività fisica regolare. È necessaria una sana alimentazione con preferenza per i grassi insaturi vegetali, la limitazione degli zuccheri a rapido assorbimento e, per chi si sottopone a terapia con insulina, il conteggio dei carboidrati. Non meno importanti, una attività fisica moderata, per almeno 150 minuti a settimana e il riposo notturno di almeno 7 ore”, conclude Settembrini.