Uno degli dei tanti aspetti del nuovo entertainment pallonaro che ha annientato il Vero calcio e annichilito la passione, è il rapporto che sussisteva tra tifosi, calciatori, dirigenza, squadra.
Tornado a casa dalla mia uscita in bicicletta, percorrendo la provinciale 341 (Varese-Gallarate), un flash-back si è acceso nella mia mente, non appena ho veduto la via Vittorio Veneto del paese di Albizzate.
Una strada con ampi tornati che si inerpica sulla collinetta dove si erge il paese.
Dolci ricordi si sono susseguiti per alcuni chilometri.
Vedevo nitidamente che a metà tragitto è situato il campo sportivo comunale.
Un campo attorniato dalla pista d’atletica, privo di tribune (“gli spalti” sono formati dagli avvallamenti naturali orografici, almeno, così si presentava ad inizio anni 90) dove l’AC Milan 1899 effettuava gli allenamenti pomeridiani durante il ritiro estivo.
Una scelta dettata dalla società rossonera per consentire ai tifosi di seguire gli esercizi atletici, gli esercizi tattici e tecnici, l’ immancabile partitella finale.
Una consuetudine di quel periodo (prima di Albizzate, gli allenamenti aperti al pubblico, si svolgevano a Solbiate Arno, Tradate) da quando il ritiro prestagionale trascorreva a Milanello.
Una scelta “illuminante” del Presidente Berlusconi che comprese, quanto fosse più comodo e agevole rimanere nel paradisiaco centro sportivo in quel di Carnago, anziché trasferirsi in luoghi alpestri (tradizionalmente a Vipiteno), con i comfort e le “abitudini” che rendevano meno stressante, peri i giocatori, il periodo di “clausura” del mese di luglio.
Per non turbare la tranquillità e il paesaggio agreste di Milanello privo di campi esterni, la società fece questa lungimirante, piacevole, empatica, scelta in favore dei suoi più importanti “azionisti”: i tifosi.
Ogni pomeriggio alle ore 17 io, come centinaia di altri colleghi di tifo, spesso colleghi anche a S.Siro e di trasferte, presenziavo dietro le recinzioni di quel campetto (così come a Solbiate Arno, Tradate), seguendo attentamente ogni istante dell’allenamento e attendendone la fine per scattare fotografie ai giocatori (niente selfie, ma solo scatti con l’ormai estinto rullino, per immortale i “nostri” idoli, i rappresentanti della nostra fede, chi rappresentava la nostra identità, la nostra appartenenza) e, successivamente, far apporre i loro autografi su quelle immagini preziose.
Giocatori, società, tifosi, un rapporto quasi simbiotico, che durava 11 mesi all’anno.
Già, anche in piena estate, con il campionato ancora lontano (iniziava a settembre), il “connubio” era inscindibile.
E poi le tradizionali amichevoli dopo qualche giorno con le immancabili uscite a Varese, Como, Monza dove il popolo rossonero accorreva numeroso.
“Oh, sei già presente anche prima di andare in ferie?”, così si udiva sovente sui gradoni vetusti del Sinigaglia, del Franco Ossola, del Brianteo.
Così come sui seggiolini del PalaTrussardi dove si svolgeva la presentazione ufficiale della squadra nelle afose giornate di fine luglio.
E poi l’immancabile Trofeo Luigi Berlusconi subito dopo ferragosto con San Siro strabordante di folla (anche in quel 18 agosto 1995 con l’addio al calcio di Marco van Basten il più grande centravanti di tutti i tempi).
Tradizione, consuetudini, vicinanza, rispetto, passione, fedeltà.
Guai svilire quei “valori”.
Ma la maledetta globalizzazione incipiente, iniziò ad eroderli senza ritegno e senza pietà.
Primo segnale, fu la supercoppa italiana del 1993 che la Lega Calcio volle far disputare a Washington per pubblicizzare il Calcio italico negli USA che l’anno successivo avrebbe ospitato la fase finale della coppa del Mondo.
Sollevazione dei tifosi e della curva per quella “scellerata scelta” considerata irrispettosa e figlia del business intollerabile perchè erosivo e nocivo della passione e della tradizione.
“Grazie per la pagliacciata di Washington” così recitava l’enorme striscione affisso durante l’amichevole a Como.
“A Lecce a Napoli con il cuore, scusate se a Washington non ce l’abbiamo fatta”. lo striscione esposto a Napoli per la prima casalinga di campionato disputata al San paolo di Napoli per a squalifica del campo di S.Siro dopo gli incidenti a Ponte Curone (AL) tra milanisti e doriani la stagione antecedente.
Più di 30 anni fa.
Sembra trascorso “un secolo”, ma in realtà, è trascorso più di “un secolo”.
Oggi il nuovo entertainment pallonaro ha azzerato, annientato tutto quello che si viveva anche in quei mesi estivi del ritiro prestagionale.
Oggi è tutto artefatto, virtuale, impersonale, spersonalizzato, costoso, elitario, in una solo parola: globalizzato.
Con i ricordi mi sono fermato all’ingresso di Gallarate superando il cavalcavia dell’ autostrada A8/A26 , per evitare che la tristezza e la nostalgia mi potessero causare problemi nel traffico cittadino dove la percorrenza in bicicletta è un esercizio alquanto pericoloso.
Massimo Puricelli