Chi conosce e apprezza la commedia italiana degli anni 50, ricorderà certamente il film cult, “Il compagno Don Camillo” (anno 1965, il quinto della serie).

In quella pellicola, il leggendario parroco di Brescello (Fernandel), Don Camillo, ospita nella canonica due “sedicenti”(si scoprirà successivamente che sono due truffatori di Carate Brianza e di Busto Arsizio) russi fuggiti dalla madrepatria in cerca di libertà.

Il suo “storico nemico”, il sindaco comunista, Giuseppe “Peppone” Bottazzi (Gino Cervi), intento a sottoscrivere il gemellaggio con un villaggio sovietico sulle rive del Don, viene ostacolato nel suo progetto dai terribili racconti che i due profughi narrano ai cittadini del paesello posto sulla riva destra del Po (i concittadini si rifiutano ostinatamente di firmare il registro civile).

Scoperto il motivo di tale ritrosia, irrompe nella canonica intimando al Reverendo di consegnargli i due russi per darli nella mani dell’autorità sovietica in quanto sono di sua proprietà!

Alle suppliche dei due “rinnegati politici” di non essere riportati nell’inferno russo, e manifestando l’intenzione di spararsi un colpo in testa piuttosto che tornare nell’URSS, Peppone, indignato dalla loro parole, declama orgogliosamente la sua ferrea e incrollabile ideologia.

“…ma vergognatevi, la Russia non è l’inferno; ma dico la Russia, la vostra grande Patria; ma voi dovete sentirvi orgogliosi di appartenere a questo faro di civiltà che illumina, che guida che…eh…”.

Risponde serafico e irridente Don Camillo con un laconico “niente” e gli rammenta che in una canonica non si può fare propaganda politica e che i due “rinnegati” avrebbero richiesto diritto di asilo come rifugiati politici “…così si vedrà chi ci guadagnerà con questo scandalo…”.

Questo iconico e storico spezzone del film, spiega, in maniera esaustiva, quale sia il vero pensiero, la vera “mascherata ideologia”, quale il vero progetto politico della socialdemocrazia europea di cui fa parte anche il Partito Democratico italiano, ex PCI, ex PDS, ex Ulivo, ex DS, ex Unione, e tutte le varie sigle che si sono susseguite dopo la caduta del Muro di Berlino (anno 1989). In una sola espressione: la mai defunta Internazionale Socialista.
Un esempio recente di questo “faro mai spento”, lo abbiamo avuto ieri durante l’ audizione alla Camera dei Deputati del discorso della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

La Presidente, leggendo alcuni passaggi del Manifesto di Ventotene e rivolgendosi all’opposizione, ha dichiarato che “Non so se questa è la vostra Europa, non è di certo la mia…”.

Queste dichiarazioni hanno scatenato un putiferio, con attacchi e insulti da parte di una gran parte dell’opposizione definendo “fascista” la premier, “consigliandole” di inginocchiarsi davanti a certi eroi, e di vergognarsi per aver proferito quella frase.

Per comprendere quali sono i concetti del Manifesto di Ventotene lo si deve contestualizzare nel periodo storico in cui fu scritto.

Il Manifesto fu vergato nel 1941 dai prigionieri politici socialisti in confino sull’isola di Ventotene durante il regime fascista, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni.

I tre antifascisti e socialisti progettarono e, sognavano, una Istituzione sovranazionale che riducesse il potere delle Nazioni, o meglio dei nazionalismi che aveva generato le dittature e i conflitti mondiali del XX secolo.
Fautori e sostenitori dell’ideologia socialista, l’ istituzione sovranazionale europea doveva possedere certe caratteristiche.

Lo Stato sovranazionale, un super Stato che abolisse le Nazioni, guidato da una dittatura rivoluzionaria, da un’oligarchia che si autonominava detentrice dei valori che prescindesse dal voto popolare perchè il popolo è immaturo e deve essere indottrinato.

Un’ Europa illiberale, sintetizzando il pensiero.

Sembra un’ utopia guardando il mondo del XXI secolo, ma in realtà per certi “eredi”, dei tre firmatari del Manifesto di Ventotene, non è così.

No, perchè chi, ieri a Montecitorio, ha gridato allo scandalo crede ancora in quel “faro di civiltà che illumina, che guida…” come declama Peppone.

Quale faro?

Sempre lo stesso.

Ieri, nel dopo guerra del XX secolo l’URSS, oggi l’Unione Europea.

Accostamento blasfemo?

No, semplicemente il reale e ardimentoso progetto dei partiti socialdemocratici ex comunisti, ex socialisti, ex adulatori del socialismo reale.

“Autoritarismo sovranazionale” con la totale cancellazione degli attuali Stati nazionali.

Potere legislativo e amministrativo trasferito totalmente in capo alle Istituzioni sovranazionali sopprimendo il principio sussidiario a cui si ispirarono i Trattati Europei, soprattutto quello fondativo di Roma del 1957 che istituì la CEE (Comunità Economica Europea).

Elettori da educare (ormai celebri le frasi di alcuni rappresentanti istituzionali europei).

Unione, non Comunità, quello che è oggi l’Europa; quella è la direzione intrapresa dall’ “Intellighentia” europea di ispirazione socialista/comunista.

Un’onda lunga, sostenuta, alimentata dalla globalizzazione, dalla “fervida simpatia” per il regime cinese (comunista) che ha permesso alla Cina di essere ammessa nel WTO (l’organizzazione mondiale del commercio) nel 2001, senza alcun controllo in fatto di regole di fair-trade e di diritti.

Recentemente, il Professor Prodi, ex presidente della Commissione europea dal 1999 al 2004 (quando si dicono le coincidenze), ex capo dell’Ulivo, ex capo dell’ Unione, ex fautore dell’entrata dell’Italia nell’euro, frequentatore delle terre del dragone orientale (docente presso la Fondazione Agnelli a Pechino) e sempre adorante sostenitore della nazione asiatica, tanto da essere sempre considerato (già prima di diventare Presidente del Consiglio nel 1996) il “trait d’union” tra Europa e Cina, ha declamato che l’Europa dovrebbe sostituire gli USA con la Cina dopo l’elezione di D.Trump per la sua politica egocentrica.

Europa, Euro, Cina, Manifesto di Ventotene, socialismo, globalizzazione, Stati sovranazionali, URSS, dittatura proletaria, cancellazione della proprietà privata, green deal, difesa europea, riarmo, politche anti-occidentali, avversione agli USA, cancellazione delle frontiere, ma anche e soprattutto, cancellazione dello stato sociale, dei diritti, dei valori occidentali, bassi salari, lavoro precario, intellighentia dominante, ecc.

Quale Europa vogliono i fautori del Manifesto di Ventotene?

Quale, viceversa, Europa progettarono i Padri fondatori, De Gasperi, Adenauer, Schuman?

Un’ Europa di Stati federali e identitaria dei valori occidentali, democratica e solidale.

Come chioserebbe Peppino Caponi, alias Peppino de Filippo , nel film Totò Peppino e la malfemmina, “…e ho detto tutto”.

Massimo Puricelli