La globalizzazione ha distrutto i veri valori e i veri diritti, conquistati nel secondo dopoguerra, omologandoli ai Paesi del Terzo e Quarto mondo.
Diritti e valori conquistato con le lotte di liberazione dai regimi totalitari e con le lotte dei lavoratori per ottenere il riconoscimento della dignità del lavoro, della sicurezza, e di una adeguata retribuzione che assicurasse un esistenza libera e dignitosa (art. 36 della Costituzione). Una devastazione globale che ha colpito duramente il nostro Paese da ormai 25 anni.
Oggi, questi enormi problemi esistenziali fondanti una società, una nazione che si vuole definire civile, vengono “silenziati”, “accantonati”, sostituiti da nuove “rivendicazioni” per i “nuovi diritti” che la globalizzazione considera preminenti. Da settimane alcuni eminenti esponenti politici anche di centro-destra (On.Tajani) hanno posto come proposta politica la concessione della cittadinanza italiana ai ragazzi nati nel nostro Paese o che hanno completato un ciclo di studi (10 anni), attraverso il cosiddetto “ius scholae”. Tempistiche accorciate rispetto alla normativa vigente che prevede l’acquisizione della cittadinanza al compimento del diciottesimo anno di vita o dopo aver soggiornato consecutivamente per 10 anni attraverso un’esplicita richiesta del cittadino straniero. Il nostro Paese è uno degli Stati in cui sono concesse il maggior numero di cittadinanze rispetto la media europea (secondo i dati Eurostat in Italia nell’anno 2022 sono state concesse 213 mila nuove cittadinanze circa il 22% della UE).
Una domanda si pone; per quale motivo si vorrebbe modificare la normativa vigente visto i dati forniti da Eurostat ? Probabilmente è una proposta dettata da motivazioni ideologiche (una parte del centro destra, in specie FI, vorrebbe presentarsi come forza progressista e ancor più liberista di quanto la sua tradizione racconta). E allora ecco che il dibattito politico si incentra su questa problematica e si susseguono interviste ai ragazzi nati in Italia da genitori stranieri che chiedono l’introduzione dello “ius scholae” per eliminare la “discriminazione” che stanno subendo.
E’ lecito domandarsi quale genere di discriminazione stiano subendo questi centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi, visto che, riguardo i diritti sociali, famigliari, sanitari, culturali, ecc. usufruiscono dei medesimi servizi e delle medesime tutele dei loro coetanei di cittadinanza italiana.
Per comprendere quale sia la “discriminazione” subita, ecco che in una delle tante interviste che si possono leggere sui vari siti di informazione locale, un ragazza di origine salvadoregna ci spiega le sue limitazioni.
Dal sito Legnanonews, una ragazza residente a Cero Maggiore (MI), manifesta il suo disagio per le limitazioni che i suoi coetanei italiani non hanno; per meglio dire vorrebbe avere gli stessi privilegi che i suoi coetanei italiani usufruiscono.
In sintesi, il problema di chi vive in Italia da anni e non ha ancora avuto la possibilità di prendere la cittadinanza, perchè non ancora maggiorenne, o al compimento del 18° anno, sono i mesi necessari per l’iter burocratico dopo la presentazione della domanda. Un ritardo che non agevola l’integrazione (con lo “ius scholae” l’integrazione sarebbe più facile?).
Ma il vantaggio maggiore, secondo l’opinione della ragazza intervistata, di possedere la cittadinanza, è quello di entrare in possesso del passaporto italiano, un passaporto “forte”, che consente di poter viaggiare liberamente senza dover sottostare ai controlli previsti per i cittadini extraeuropei, quando ci si reca nei Paesi UE, oltre ad avere il diritto di voto. Problemi , evidentemente gravosi e selettivi.
Mi permetto di raccontare, alla ragazza ormai prossima cittadina italiana visto la fervida volontà espressa, alcuni cenni storici del secolo passato. Nel XX secolo, e così nei secoli antecedenti, tutti i cittadini europei quando si recavano in uno degli Stati del Vecchio Continente, era necessario possedere la carta d’Identità o altro documento valido, per varcare i confini, e mostrarli alle guardie di frontiera che effettuavano anche altri normali controlli riguardo i bagagli o i veicoli in transito.
Pochi minuti di attesa e nulla più.
Una “normalità”, magari noiosa o fastidiosa per alcuni, ma che atteneva alla sicurezza dello Stato. Non solo. La diciannovenne di origine sudamericana non sa o non le è mai stato raccontato che per recarsi in un altro Stato europeo era necessario effettuare il cambio della valuta (come accade, ancora oggi, se ci si reca in Svizzera o in UK). Piccoli disagi che erano la normalità di un mondo magari vetusto o oscurantista che la globalizzazione ha cancellato.
Rallegra e rasserena sapere che alcuni rappresentati della nuova generazione hanno come unico loro problema esistenziale quello di viaggiare liberamente per il mondo senza restrizioni, vincoli e problematiche, riguardanti i documenti di identità e di espatrio. Sembrerebbe, pertanto che: se il lavoro è precario e sottopagato; se la sanità è a pezzi con mancanza di medicinali, liste d’attesa lunghissime; se la sicurezza delle città è inesistente; se le nostre città “espellono” un numero gigantesco di abitanti non benestanti per la gentrificazione che trasforma interi quartieri in location per turisti e nuovi residenti facoltosi per l’elevato costo degli affitti e dei prezzi delle case (già nel 1996 , quasi 30 anni fa, il gruppo raggae italiano Pitura Freska denunciarono la trasformazione mercificata delle nostre città, con la canzone Venessia in afito); se la previdenza sociale è e sarà da fame; se la sicurezza sul lavoro è a livelli pre-boom economico degli anni 60, con decine di morti all’anno; se la corruzione è dilagante; se l’evasione fiscale è ovunque; se il pericolo pandemico è sempre attuale; se il pericolo e il dramma di conflitti bellici è presente in diversi stati; se la meritocrazia non è più un valore preminente tanto da indurre migliaia di giovani italiani a emigrare (incredibile dicotomia del nostro tempo…), non sono problemi che riguardano i “nuovi italiani” o chi è in procinto di diventarlo.
Ergo, auguro con tutto il cuore che tutti i “futuri italiani” sia per ius sanguinis, sia per ius scholae, sia per ius soli sia perchè semplicemente cittadini del mondo non debbano mai dover affrontare alcun problema esistenziale sopraelencato, eccenzion fatto per minimi ritardi e disguidi nelle operazioni di imbarco agli aeroporti o la scelta dove apporre la croce sulle schede elettorali, vivendo su un Pianeta paradisiaco.
Massimo Puricelli
Castellanza (VA)