Il progetto scientifico è a cura di Massimo Visone e Paolo Mascilli Migliorini
Martedì scorso sono state aperte per la prima volta al pubblico le sale pompeiane di Palazzo Reale, recentemente restaurate, in occasione dell’inaugurazione della mostra “L’Età di Carlo, alle radici del gusto dell’antico”, finalizzata alla promozione e alla valorizzazione di Napoli come capitale europea dell’arte e della cultura.
Ha aperto i lavori della presentazione il Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli Luigi La Rocca, che così si è espresso: «Coerentemente con gli obiettivi di valorizzazione e promozione dei Beni Culturali e dei siti culturali della regione, la mostra intende illustrare il rinnovato ruolo di Napoli quale capitale durante il regno di Carlo di Borbone e l’acquisizione di una crescente centralità della città e dei suoi dintorni nel panorama europeo, grazie alle scoperte archeologiche di Ercolano (1738) e di Pompei (1748)».
E’ seguito l’intervento di Paolo Mascilli Migliorini, Direttore del Palazzo Reale di Piazza del Plebiscito: « Vorrei sottolineare un aspetto circa la sinergia con il Palazzo Reale, dove ha sede anche la Biblioteca “Vittorio Emanuele III”, il Teatro di San Carlo e le due Soprintendenze. Per approcciare questo rapporto complesso – ha sottolineato Paolo Mascilli Migliorini – preferiamo la sinergia, al momento nel Palazzo sono in corso cinque mostre in contemporanea. Con la mostra che riguarda Carlo di Borbone si chiude il ciclo. Palazzo Reale è questo: voglia di produrre in modo democratico senza concorrenza, a dimostrazione che tutti i soggetti interessati sono coinvolti. Mi auguro che in futuro si continuerà per la centralità culturale del Palazzo»
Il progetto della mostra, sostenuto dalla Regione Campania e integrato di iniziative culturali, vuole raccontare la città attraverso un regno, quello carolino, che inaugurò una stagione intellettuale di grande interesse. Ancora oggi, nonostante le trasformazioni urbanistiche e la complessa stratificazione, molti luoghi sono legati alla sua volontà: una nuova ala del Palazzo Reale, il Teatro di San Carlo, i Siti Reali, l’Albergo dei poveri; a lui sono collegate industrie manifatturiere, progetti urbanistici proseguiti dai suoi successori, infrastrutture e un’importante stagione di ricerche archeologiche che hanno cambiato il volto del Regno, ma soprattutto inciso profondamente sul gusto neoclassico in Europa. Con questa mostra viene rafforzata la collaborazione tra la Soprintendenza, la Regione Campania e il MiBACT.
Contestualmente all’inaugurazione della mostra su “L’Età di Carlo”, si è tenuto un convegno internazionale di apertura dal tema: “Dalla grottesca alla decorazione pompeiana” organizzato dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli in collaborazione con il Polo Museale della Campania e la Biblioteca Nazionale di Napoli, grazie ad un finanziamento della Regione Campania che ha sostenuto il progetto. Dopo i saluti del Soprintendente Luigi La Rocca, sono intervenuti Francesco Mercurio direttore della Biblioteca, Rosanna Romano direttore generale delle politiche culturali e turistiche della Regione Campania.
Era previsto anche la presenza di Anna Imponente, direttore del Polo Museale della Campania, che è stata trattenuta a Roma al Ministero.
Il convegno è stato articolato in due sessioni, quella mattutina è stata moderata da Rosanna Cioffi, quella pomeridiana, da Andrea Milanese. Studiosi italiani e stranieri hanno trattato il tema delle decorazioni influenzate dalle scoperte delle antichità a Roma e nell’area vesuviana come: Margot Hleunig Heilmann, Simone Foresta, Nadia Murolo, Pierluigi Panza, Fabio Mangone, Cristina Acidini, Heiz Jùrgen Breste, Friedrich Wilhelm von Hase, Cettina Lenza, Paola D’Alconzo, Luigi e Paolo Mascilli Migliorini.
L’organizzazione generale, sia per gli allestimenti che per la grafica, è stata a cura del Consorzio Stabile Glossa di Napoli.
Harry di Prisco