Lo vado dicendo da mesi, la conquista della zona Champions, da parte del Milan, è molto probabile per il bilanciamento di due aspetti: la pochezza delle squadre antagoniste (oggi si userebbe l’inglesismo odioso, competirtor) e i meriti del sodalizio rossonero scaturiti più dalla foga agonistica che da uno stile di gioco decente (lo spettacolo offerto in questi mesi da mister Gattuso è orripilante).
Ma la conquista dell’agognato quarto posto non fornisce in automatico uno “stile” europeo.
Uno stile che fa parte della storia dell’ AC Milan 1899.

Un blasone e una tradizione conquistati in un secolo di calcio e che dovrebbe, uso il condizionale, essere la caratteristica preponderante anche in anni bui e parchi di vittorie e successi.
Uno stile, un lignaggio che dovrebbe essere “imposto” a tutti coloro che fanno parte di quella storia, di quella “leggenda” chiamata Milan.
Ad iniziare da chi indossa quella casacca.
La scena veduta ieri sera dopo il triplice fischio arbitrale è una macchia che va a sporcare lo stile Milan.
L’esposizione “ludribica” da parte di Kessie e Bakayoko della maglia dell’avversario Acerbi scambiata qualche istante prima, è un segnale di quanto “questo Milan” sia distante dalla sua tradizione e dal un “livello europeo”.
Un gesto misero, e ancora più triste se lo si associa al rimbrotto dell’allenatore, tuttavia, mischiato con una intollerabile giustificazione.
Come da “copione” sono arrivate via social le scuse postume dei due protagonisti.
Scuse inutili se non seguiranno provvedimenti esemplari da parte della società rossonera.
Provvedimenti esemplari e severi perchè sussiste la recidività (Kessie, si è reso protagonista di un’ignobile sceneggiata durante l’ultimo derby).
Ebbene la società se vuole riconquistare, oltre, la partecipazione all’Europa che conta anche la sua tradizione e il suo antico splendore, deve , sottolineo, deve, allontanare coloro che non si omologano ai dettami che caratterizzano l’Ac Milan dal 1899. 
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)