In queste ore è rimbalzata la notizia della concreta possibilità che si disputi la prima partita di una campionato professionistico europeo fuori dai confini nazionali.
La gara indicata dalle voci che si susseguono sarebbe Barcellona-Atletico Madrid, 18° giornata della Liga spagnola, che avrebbe come sede la città di Miami (USA).
A fronte di un accordo tra FIFA e Revelement Sport, società statunitense specializzata in grandi “eventi sportivi” (la locuzione eventi sportivi è alquanto inadeguata per tali contesti, e sarebbe preferibile utilizzare il termine inglese entertainment) ha posto le basi per superare il rifiuto, finora, mantenuto dalle principali Istituzioni calcistiche.
Una notizia, parrebbe, che ha suscitato poche reazioni, sia nella galassia dei tifosi, sia in gran parte dell’opinione pubblica.
Si potrebbe sostenere che non vi sia nulla di nuovo, nulla di eclatante e sconvolgente perché fa parte di un progetto di trasformazione, meglio definirlo, di annientamento del “ex football”.
Prezzi dei biglietti per singole partite che superano le tre cifre; orari delle gare protratte a tarda notte; regole stravolte e tagliate e cucite per esigenze televisive; stadi e aree adiacenti più simile a resort di lusso o mega centri commerciali; giocatori più affezionati alle loro immagini che alla gloriosa maglia che indossano.
“L’espatrio” di talune partite di uno dei maggiori campionati europei non è altro che l’ennesimo tassello della totale gentrificazione di ciò che fu il Vero Calcio. da parte dell’entertainment pallonaro.
Perché di gentrificazione si deve parlare.
Quanto sta accadendo in molte città italiane ed europee, con interi quartieri popolari abitati dalla classe operaia, ma anche zone della media borghesia del secolo scorso, riqualificati con abitazioni di pregio destinate ai ceti più abbienti e ad accogliere un sempre più crescente turismo fagocitante e soffocante (overtourism), così è ormai avvenuto per il calcio.
In una società distopica, quella attuale, in cui la dicotomia tra super-ricchi e l’ex ceto medio si sta completando celermente, il nuovo entertainment, questa suddivisione, è stata ultimata da anni.
Il traguardo prefissato è stato raggiunto perchè il nuovo impero pallonaro non ha trovato nessuna o quasi, resistenza o moto di ribellione.
Nel solco della digitalizzazione e virtualità imperante in ogni settore della vita quotidiana, il senso critico e l’ostracismo dell’opinione pubblica generale è alquanto annacquato.
Basti pensare a quanto accade in diversi settori fondamentali esistenziali, come la previdenza, la sanità, il lavoro, le tutele dei diritti sociali, della sicurezza, dei valori.
Poche lamentele, poche proteste, molta assuefazione a tutto quanto di anomalo e ingiusto colpisce e depreda quello che fu conquistato in secoli di battaglie dei nostri avi.
Gli imperi,i totalitarismi, il colonialismo, le dittature combattuti e sconfitti dalla “ragione e dall’Illuminismo ” dell’umanità, allorché i limiti del potere oscurantista egocentrista, edonista superavano il desiderio, la sete di libertà e di difesa dei diritti, che nemmeno lo strumento egemonico del “panem et circenses” poteva ammansire.
Oggi, con la gentrificazione del “ex football”, quella locuzione latina non è più applicata, perchè i circenses sono ad appannaggio solo dei più benestanti e non rappresentano più la più antica funzione sociale, scoperta e utilizzata dagli antichi imperatori romani.
E’ conseguenziale, seguendo il solco della mercificazione dello sport moderno , in primis l'”ex football”, ogni decisione dedita e incentrata nel totalitarismo del profitto ad ogni costo.
Così è la perentoria volontà di abbattimento degli stadi attuali, non tanto perchè manufatti vecchi e malandati come declamato da qualche dirigente calcistico della nuovelle vague pallonara, ma per la bramosia di poter edificare intorno agli avveniristici impianti “sportivi”, metri cubi di cemento armato di fabbricati commerciali, residenziali, alberghieri, generatori di lauti profitti e guadagni.
Gentrificazione, la parola chiave, la parola d’ordine, il mantra che si ode anche in ambito politico.
L’annosa questione del nuovo stadio a San Siro è un esempio eclatante.
La mai sopita volontà dei due club meneghini di voler costruire un nuovo stadio accanto al vecchio, che verrà parzialmente abbattuto (meglio dire quasi completamente demolito, visto le nuove “aperture” della Sopraintendente alle belle Arti di Milano), viene sostenuta e avvalorata dalle ultime dichiarazioni del Sindaco di Milano, Sala che ha “rassicurato” i residenti del quartiere, affermando: ” Ai residenti dico due cose: uno che cercheremo di fare di tutto per migliorare la zona, portare più verde e non più caos, e traffico e inoltre che i fondi che prenderà il Comune dalla vendita dello stadio e dell’area alle due squadre li metterà per migliorare l’edilizia popolare che è decisamente carente”.
“…migliorare la zona…”, promette il Primo Cittadino.
Quel verbo, migliorare, porta inevitabilmente a pensare ai numerosi “miglioramenti” avvenuti in questi ultimi 10 anni di molti quartieri meneghini oggetto della più profonda e radicale gentrificazione.
Gentrificazione calcistica dove la passione non esiste più.
Dove non esiste più la tradizione, le ritualità domenicali, i totem, una volta intoccabili, come i giocatori “bandiera”; come “i templi” di questa “religione” dedita al culto della Dea Eupalla (come definì il calcio, “Gioanbrerafucarlo”) che venivano ristrutturati e ammodernati, ma mai abbattuti.
Ma questo è e sarà, visto che non siamo più nemmeno sensibili e difensori di quello che il Calcio rappresentava.
E senza essere blasfemi, si può affermare che non possiamo neppure dirci sostenitori di quella “fu religione pagana” perchè non siamo emuli di ciò che affermava Orazio Clochite, eroe romano e che era solito ripetere anche Sir W.Churchill, statista britannico e fautore della sconfitta del nazi-fascimo durante la Seconda Guerra Mondiale: “… per ogni uomo quale fine migliore che affrontare rischi fatali per le ceneri dei suoi padri e i templi dei suoi dei…”.
Massimo Puricelli
Castellanza (VA)