[dropcap]S[/dropcap]arà presentata a Roma il 6 Maggio 2016 alle ore 18.00 “Athos, i colori della fede”, esposizione che raccoglie il recente lavoro del fotografo greco Stratos Kalafatisb volto alla conoscenza del Monte Athos. L’artista sarà presente al vernissage.
La mostra, curata da Afrodite Oikonomidou, rimarrà in permanenza fino al 22 Maggio 2016 nella Sala espositiva dell’Accademia di Romania (Piazza José de San Martin). Il progetto è stato reso possibile grazie alla collaborazione tra l’Ambasciata di Grecia a Roma e la Sezione Italiana della Fondazione Ellenica di Cultura.
[dropcap]S[/dropcap]tratos Kalafatis ha dedicato cinque anni all’esplorazione del Monte Athos, dei suoi paesaggi e dei suoi monasteri, ma soprattutto degli uomini che lo abitano. Complessivamente ha realizzato 25 visite per un totale di 200 giorni di pellegrinaggi fotografici tra il 2008 e il 2013, per arrivare ad una profonda comprensione di questo mondo di fede e spiritualità che viene svelato attraverso le 120 immagini che compongono la mostra “Athos, i colori della fede”.
“Il Monte Athos è difficile da fotografare” spiega Stratos Kalafatis “non tanto perché resiste al carattere laico della fotografia, ma piuttosto perché ha bisogno di tempo per essere svelato. Da più di mille anni rimane nascosto dietro una pittoresca semiologia, un folklore sentimentale, dietro interpretazioni mistiche e rivelazioni miracolose. È un mondo fatto di silenzio e di mistero, un luogo sospeso, in bilico tra passato e presente, tradizione e libertà, forza e debolezza, tra il buio e la luce. E non è semplice superare la sua storia poderosa, la sua religiosità esasperata e creare immagini che rispettano il luogo senza ledere l’autonomia creativa del fotografo.”
Attraverso uno sguardo più spirituale che estetico, le immagini di Kalafatis riescono a trasmettere l’essenza di questo posto unico descrivendo la sua storia e tradizione millenaria, documentando la natura rimasta quasi incontaminata e la bellezza selvaggia del paesaggio. Tuttavia la sensibilità del fotografo si rivolge al profondo, si ferma sui volti, sui dettagli della vita quotidiana, sulla lentezza del tempo, sul contrasto tra la ricchezza interiore e la povertà ascetica. Elementi che si combinano a forme e linguaggi del tutto contemporanei, per costruire un racconto insolito del Monte Athos secondo uno stile personalissimo, fedele ai principi fotografici dell’autore.
“Sul Monte Athos non nascono vite umane”. Questa affermazione dell’artista richiama una delle particolarità più significative del Monte Athos, il famoso “Avaton”, il divieto assoluto di accesso alle donne. La stessa frase segna i mondi interiori che il fotografo sceglie di raccontarci e i ritratti dei loro protagonisti che rivelano tutte le sfumature della religiosità nell’animo umano. In questo mondo rigorosamente maschile, le storie di Kalafatis si dispiegano su una gamma cromatica ben più ricca rispetto al nero rigoroso del saio monastico. Il risultato è un Monte Athos dipinto con colori brillanti, a volte abbaglianti e ipersaturi, in modo da ottenere un forte contrasto e un chiaroscuro denso, che ci rimanda alla pittura del Caravaggio o di Rembrandt.
Alla fine del primo decennio del XXI secolo Stratos Kalafatis ci propone una lettura in chiave contemporanea di questa singolare penisola monastica, che diventa un anello della lunga catena di documentazioni fotografiche del più importante centro spirituale del monachesimo cristiano-ortodosso. Il primo fotografo ad arrivare al Monte Athos fu il russo Sebastianof che, nel 1860, produsse circa 40.000 scatti su lastra di vetro. Seguirono, nel XX secolo, nomi illustri come Stephane Passet e Fred Boissonnas, oltre ad una serie di famosi fotografi greci negli anni ’50 e ’60, quali Takis Tloupas, Kostas Balafas e Spyros Metletzis. Come i suoi colleghi prima di lui, Kalafatis subisce il fascino singolare e irresistibile del Monte Santo dell’Ortodossia e, catturando la vita conventuale da una nuova prospettiva, ci offre una versione inedita del più spettacolare complesso monastico d’Europa. Non è stato un turista, né tantomeno un fotografo invadente. Ha visitato il Monte Athos con estremo rispetto, si è avvicinato ai monaci gradualmente, ha parlato con loro, è stato ospite nelle loro celle, ha accettato la loro benedizione e i loro doni. E alla fine si è guadagnato la loro fiducia e ha avuto il permesso di immortalarli con la macchina fotografica, creando una eccezionale galleria di ritratti di straordinaria forza.
La mostra è una produzione della Fondazione Culturale della Banca Nazionale Greca (MIET) e gode del patrocinio del Ministero della Cultura della Repubblica Greca. A Roma l’iniziativa è promossa dall’Ambasciata di Grecia in Italia, dalla Fondazione Ellenica di Cultura Italiana e dai Comuni greci di Kavala e di Salonicco. L’evento è realizzato in collaborazione con l’Accademia di Romania e con l’Associazione Onlus “Insieme per l’Athos”, in concomitanza con il XV Convegno Internazionale di Studi sulla Cultura e la Spiritualità della Santa Montagna, promosso dalla sopra citata Associazione, che si svolgerà il 14 Maggio p.v. presso la Sala conferenze dell’Accademia (www.insiemeperathos.org). Inoltre, la mostra è patrocinata dall’Ambasciata della Repubblica di Cipro in Italia ed ha la sponsorizzazione di Minoan Lines-Grimaldi Group e di Aegean Airlines.
Breve nota biografica
Nato nel 1966 nella città di Kavala, nel Nord-Est della Grecia, Stratos Kalafatis ha studiato fotografia all’Art Institute di Philadelphia, USA. Dal 1993 ha realizzato numerosi progetti fotografici come: Immagini archetipe, Diario 1998-2002, Saga e Arcipelago. Ha ricevuto numerosi premi internazionali e ha partecipato a importanti mostre e manifestazioni culturali come la Biennale di Architettura di Venezia (2006). E’ stato selezionato a rappresentare la Grecia nella grande mostra collettiva Faces Now – il ritratto fotografico in Europa dal 1990 ad oggi. Vive a Salonicco, dove lavora come fotografo e insegna fotografia creativa. www.stratoskalafatis.com