In questi ultimi anni si fanno sempre più sentire temi legati alla sostenibilità, all’inquinamento e al cambiamento climatico. Sono a migliaia le persone che cambiano le proprie abitudini giornaliere in cerca di una vita più sostenibile e in armonia con l’ambiente. Ma in quanti si fermano a pensare quanto siano impattati quegli oggetti di utilizzo quotidiano, come per esempio gli smartphone. Questi ultimi sono infatti colpevoli di una grande quantità di emissioni di CO2 emessa nell’aria, non solo durante la produzione, ma anche durante il loro utilizzo. Ma di cosa si tratta nello specifico?
La CO2 prodotta dai telefoni
Ogni giorno sempre più persone si impegnano per ridurre la propria impronta ecologica sull’ambiente mettendo in pratica eco-abitudini con l’obbiettivo ultimo di migliorare e aumentare la propria sostenibilità. Si tratta della carbon footprint, ovvero di diverse strategie messi in atto per ridurre il consumo di risorse naturali, con modifiche alle proprie abitudini e l’introduzione di nuove come la raccolta differenziata, il risparmio idrico, l’utilizzo della corrette e un occhio più attento dei confronti di tutti i consumi giornalieri.
Ma uno di questi personaggi principali viene smesso dimenticato. Stiamo parlando dello smartphone, un oggetto di utilizzo giornaliero che è stato in grado di ritagliarsi un posto di rilievo nella vita di tutti noi. Lo smartphone risulta infatti essenziale per svolgere qualsiasi azione quotidiana. Che sia recarsi in un posto, grazie all’utilizzo delle mappe, o chiamare gli amici, lo smartphone è sempre sulla mani di tutti. Si è evoluto nel tempo, risultando un elemento di grande aiuto nella vita di tutti i giorni. Ad oggi è l’oggetto principale con cui svolgiamo ricerche online, tanto che sono sempre più numerosi i siti che scelgono di migliorare la propria modalità di navigazione tramite smartphone, da cui deriva il detto “mobile first”. Non solo, lo smartphone sta diventando anche il dispositivo principale grazie al quale tanti utenti approdano su piattaforme di intrattenimento online. Tra le più utilizzate e famose vi sono quelle dedicate ai casinò online che, grazie alle guide dei migliori casinò online d’Italia, offrono esperienze di gioco online legali e accessibili grazie a licenze ADM.
Insomma, il telefono fa ormai parte della vita quotidiana di tutti, ma quanto impatta il suo utilizzo sui consumi e sull’impronta ecologica di ognuno? Secondo l’ultimo rapporto dell’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) il consumo di traffico negli ultimi 4 anni è cresciuto con una media del 52,7% per utente, pari all’incirca a 9,4 GB al mese. Il tutto per una crescita complessiva del 441% rispetto al 2016, dove vi era un consumo di 1,69 GB.
Nel futuro questi valori si triplicheranno con delle emissioni globali di CO2 pari al 14% in meno di vent’anni. I consumi sono infatti in continua crescita con valori in netto aumento a causa dell’uso massiccio degli smartphone.
Inquinamento e produzione
Viene spontaneo domandarsi quanto inquini il proprio smartphone. Ma la domanda non è per nulla scontata. L’inquinamento dipende in gran parte dai consumi che si effettuano e dai diversi parametri impostati. Esistono test online che permettono di stimare l’impronta ecologica attraverso i propri consumi medi annuali in termini di dati mobili e emissioni CO2.
Ad inquinare non è solo l’utilizzo, ma la produzione stessa. Per questo motivo sempre più persone cercano di allungare la vita del proprio smartphone il più possibile e, al termine del suo utilizzano, si orientano verso smartphone riciclati per dargli una seconda vita.
Gli elementi che compongono gli smartphone sono molto più numerosi e complessi di quanto si possa immaginare. Al suo interno, in media, sono presenti 11g di ferro e 95gr di plastica, a cui fanno seguito una media di 250 mg di argento, 24 mg di oro, 9 mg di palladio, 9 g di rame e 3,5 g cobalto, 70/80 grammi di materiali più o meno preziosi, tra cui almeno 1 g di terre rare. Queste ultime in particolare vengono dette rare proprio per la loro scarsità in natura, motivo che spinge a doverle estrare ad altri elementi a cui si associano, con un notevole costo e l’utilizzo di acidi, gas e temperature elevate.
Può accadere che determinati componenti siano parte di minerali radioattivi, come l’uranio o il torio, il cui procedimento di scissione non solo produce una gran quantità di radiazioni, ma necessità di diverse tonnellate d’acqua.
Infine, quando la vita di uno smartphone giunge al termine, esso non può essere riciclato. Per farlo occorrerebbero lunghi e costosissimi trattamenti chimico-fisici che spesso non vengono fatti in quanto non utili da un punto di vista economico. E allora perché lo sostituiamo con una media di 21 mesi?