Ivan Locke (Tom Hardy), l’unico protagonista dell’omonimo film, è il reponsabile di grandi cantieri, apprezzato per la sua precisone nel lavoro, tanto che gli viene affidata la supervisione di una gigantesca colata di cemento per la costruzione di uno dei più grandi grattacieli di Londra. La vità, però, gli riserva delle sorprese e quella sera la sua esistenza viene sconvolta da un evento improvviso: la sua amante di una notte, una donna insignificante che lui non ama, sta per dare alla luce suo figlio e lui si mette in macchina per raggiungerla, spinto dal senso di responsabilità e dalla voglia di essere ad ogni costo un padre presente. Forse la figura paterna che Ivan non ha avuto nella sua vita gli ricorda che non si può sfuggire ai propri doveri e che un figlio è sempre un figlio.
Tutto il film si svolge all’interno dell’abitacolo di un’auto: è in sostanza un one man show, un one night show che mostra la drammaticità degli eventi che all’improvviso possono mutare la vita di un uomo: in pochi momenti Locke perde tutte le sue sicurezze ed ogni riferimento, dalla famiglia al lavoro, semplicemente stando al cellulare, nella sua auto, in una notte di pioggia.
Il finale, che mostra Locke arrivare all’ospedale dove il suo bambino è già nato, con il pianto del neonato regala un messaggio di speranza, perchè la vita spesso ci sorprende mostrandoci che da una fine può derivare un nuovo inizio.
Eccezionale l’interpretazione di Tom Hardy, impeccabile la sceneggiatura di Steven Knight, alla sua seconda prova d’autore.
Claudia Di Meglio