Ricapitolando i fatti di cronaca accaduti negli ultimi giorni. Uno scooter, con a bordo due persone, non si ferma ad un posto di blocco istituito da una pattuglia dei carabinieri.

Per scappare dall’inseguimento dei militi, il conducente della due ruote, percorre a folle velocità (si stima ad oltre 80 km/h), 8 km, attraversano la città per circa 20 minuti in direzione quartiere Corvetto (luogo di residenza), imboccando anche strade in senso contrario, compiendo manovre completamente contrarie alle regole del codice della strada, ma anche, e soprattutto, ponendo in essere gravi pericoli per l’incolumità pubblica con il buio della notte.
Eccesso di velocità ben oltre i limiti previsti per i centri urbani (se si pensa che per alcune amministrazioni, che detestano le autovetture per ragioni ideologiche politiche, il consueto e tradizionale limite dei 50 km/h è ritenuto eccessivo e pericoloso e impongono zone a 30km/h con la volontà di giungere a breve tempo ad applicare tale limite all’intera città!) guida pericolosa, mancato arresto del mezzo nonostante l’inseguimento delle forze dell’ordine (vi sarebbero immagini che mostrano il passeggero che compie gesti di sfida verso la gazzella) e ulteriori e vari reati non ancora specificati.
Alla fine di tale scorribanda, lo scooter termina la sua corsa fuori strada contro un muretto.
La dinamica e le cui cause dell’incidente sono in corso di accertamento (non si conosce se sia stato speronato, tamponato, dall’autovettura dei carabinieri oppure se sia scivolato affrontando, a elevata velocità, una curva).
A seguito del forte impatto perde la vita il passeggero, un ragazzo di 19 anni. Per tale disgrazia vengono indagati il carabiniere alla guida dell’autovettura che inseguiva lo scooter e il guidatore del mezzo a due ruote. Nelle tasche dei due ragazzi vengono repertati, un coltello a serramanico, 1000 euro in contanti, uno spray al peperoncino, una catenina d’oro spezzata e il guidatore era privo della patente di guida.
La sera del giorno dopo, e per le tre notti successive all’accadimento, nel quartiere dove risiedeva il ragazzo deceduto, il Corvetto, decine di ragazzi danno luogo a atti vandalici, scontri con le forze dell’ordine, chiedendo “giustizia e verità” per la morte del loro amico. Il padre del ragazzo chiede che si metta fine alle violenze e domanda verità e giustizia.
Il sindaco di Milano, Beppe Sala, invita il padre del ragazzo a Palazzo Marino, ribadendo che il Corvetto è un quartiere con problemi, che la Giunta sta affrontando, che Milano è una città molto accogliente, sempre molto accogliente, che le regole vanno rispettate, che dobbiamo integrare le seconde e terze generazioni degli immigrati residenti in città per evitare questi drammi, esprimendo, inoltre, la propria vicinanza alla famiglia del defunto. In sintesi.
La drammatica vicenda è avvenuta per la mancanza del rispetto delle regole e delle autorità preposte alla loro osservanza.

Regole, autorità, responsabilità, senso civico, solidarietà.

Per il Sindaco di Milano, Beppe Sala, coerente con le sue politiche dedite al green, all’accoglienza, all’esclusività della zona Centrale, alla gentrificazione della città, alla trasformazione di Milano in metropoli cosmopolita, globalista, cool e alla moda, ha voluto ribadire questi suoi dogmi politici anche in un fatto così grave che denota l’assoluta mancanza di rispetto delle regole dell’autista dello scooter, che la maggior parte dei cittadini milanesi (ma si può estendere il concetto a tutti i cittadini italiani e anche immigrati) osserva, senza se e senza ma.

Evidentemente per il Primo cittadino meneghino vi sono regole “più sentite”, più importanti, meno derogabili. Già, perchè, vi sono “categorie di cittadini” fragili, deboli, anziani, milanesi e italiani di ventesima generazione e oltre, bisognosi di sicurezza, aiuti, comprensione, assistenza, a cui l’intransigenza delle “regole” predilette dalla Giunta Sala, non devono essere derogate.

Sussiste la necessità di recarsi all’ospedale Policlinico per visite ed esami, sei un anziano, un soggetto fragile, un ricoverato, ma non si è in possesso di un autovettura “green” non puoi oltrepassare l’Area C nemmeno pagando il cospicuo ticket ammontante a 7,50 euro. Nessuna deroga, nessuna comprensione, nemmeno se percorri pochi chilometri a meno di 30 km/h, non imbocchi sensi contrari, non zizaghi tra il traffico, non effettui sorpassi azzardati, e nelle tasche sono presenti la tessera sanitaria, i referti medici e poche monete da 10 euro.

Ma non solo. La vicinanza della Giunta è evidentemente meno manifesta sei un rappresentante delle forze dell’ordine e per difendere i cittadini, pendolari, dall’aggressione di un soggetto armato di pietre e coltello e vieni gravemente ferito pugnalato alla schiena da tale criminale, rischiando di perdere la vita per le gravi ferite subite, e trascorri diversi giorni in reparto di rianimazione, non sei considerato meritevole dell’onorificenza cittadina, quale l’Ambrogino d’oro.
Cittadini vessati da ammende varie anche per chi lavora ogni giorno alzandosi a notte fonda per cercare senza riuscirci a sbarcare il lunario per un caro vita stratosferico frutto delle politiche dedite all’omologazione della città internazionale del lusso.
Percezioni, solamente percezioni, come quella che riguarda la sicurezza, alquanto carente per usare un eufemismo. Milano è la città con il maggior numero di denunce, ma il Sindaco Sala sostiene che è soltanto, appunto, una percezione e che non vi nulla di cui preoccuparsi più di tanto.
Del resto l’aspetto preponderante per Sala è l’immagine “benestante, ecologica, smart” che si vuole trasmettere worldwide. Poi ci sono i buoni propositi riguardo scuola, socialità, assistenza, ma mai con l’accento posto sul rispetto delle regole che hanno il fondamento sulla cultura e l’insegnamento scolastico, il rispetto di chi fornisce tali elementi (è sufficiente sfogliare le pagine di qualunque mezzo di stampa per leggere le varie aggressioni subite dagli insegnanti in molti plessi scolastici), e di chi è preposto a farle rispettare.
Tutte le regole, ogni regola. Milano dal cuore in mano, per tutti non solo per alcuni. Non è più la Milano dei quartieri dei lavoratori della classe operaia, “dell’ascensore sociale”. Certo una città ricca da sempre, proprio grazie alla sua operosità, all’ingegno dei suoi cittadini, alla sua capacità imprenditoriale, come capì e disse, Ugo Nardi “piedamaro” il mago del motore (alias Nino Manfredi), nel film l’Audace colpo dei soliti ignoti, “…certo c’hanno mezzi, città ricca…”.
Oggi, però, è una città esclusiva, ed escludente, dove il cuore in mano lo si ha solo per determinate tematiche e ideologie con assoluta intransigenza normativa.
Questo è un sintetico quadro descrittivo di cosa sia la capitale economica del nostro Paese, o meglio di cosa sia oggi il nostro Paese e quale deriva sia stata intrapresa con la conferma data dai fatti di cronaca.

Massimo Puricelli
Castellanza (VA)