Ottimo esito della Corsa che destina i fondi raccolti alla ricerca oncologica pediatrica (Istituto dei Tumori di Milano) e garantisce soggiorni di serenità ai piccoli malati grazie a Dynamo Camp. Nonostante gli acquazzoni notturni e la promessa di pioggia piena riuscita anche della Kids Run con i piccolissimi scatenati per 600 metri all’interno dei Giardini
Acqua tantissima, nella notte, e nessun preannuncio di schiarite. Cielo coperto, minaccioso, ma è non è piovuto sulla Corsa della Speranza che ha convogliato stamane ai Giardini Montanelli di Milano ben 3.500 partecipanti aderenti come sempre a proposte fattive: destinatari delle iscrizioni erano infatti i bambini oncologici, in funzione delle ricerche dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (progetto Passport of cure) e di Dynamo Camp, la benemerita onlus che si occupa della ricreazione dei piccoli affetti da tumori solidi ospitandoli per soggiorni di straordinaria efficacia nella sede toscana dell’Associazione un’azione di buon cuore che da sette anni. Tutto questo sotto l’egida dell’European School of Oncology (ESO) e della Fondazione per la Formazione Oncologica (FFO).
Molti applausi dei partecipanti alle parole del dottor Marcello Gallo, che ha spiegato Dynamo Camp poco prima della partenza, della dottoressa Monica Terenziani che ha illustrato le iniziative dell’Istituto dei Tumori per verificare la storia clinica di ciascun soggetto oncologico dopo la guarigione, per le cure successive e le eventuali limitazioni che ne conseguono. Una sorta di ovazione per l’ambasciatrice della Corsa della Speranza e della Kids Run, Ivana Di Martino, la mamma volante che ogni anno stupisce per le sue iniziative di gran fondo podistico legati a progetti ad alta tonalità sociale. Nel 2015 si cimenterà in una prova di 8 giorni correndo per quasi 100 km al giorno.
Lo scenario, una marea di magliette indossate con piacere da tutti, all’insegna del motto RUN HOPE LOVE che campeggiava nei colori rosso e fucsia su fondo bianco, testimonianza vintage, ispirata alle proposte londinesi di Carnaby Street negli anni Settanta che i più datati hanno vissuto come un soprassalto di emozioni e i più giovani come un tuffo gradevole nel passato.
Il serpentone di runner si è mosso, senza intenti competitivi, per 6 chilometri per le vie del centro di Milano, dove persino gli automobilisti si sono fermati ad applaudire. Nessun intralcio, nessun disturbo, qualcosa che esula dalle abitudini di una città che spesso si sveglia senza sapere che cosa capita la domenica mattina. Va detto che Milano sa e apprezza un appuntamento che viene da lontano: oltre alle sette edizioni con la titolazione Corsa della Speranza si accostano alle tredici denominate Terry Fox Run, nel nome del ragazzo canadese che commosse il mondo per la caparbietà nel combattere l’osteosarcoma che lo aveva colto adolescente.
Più che buona riuscita per la novità di quest’anno, la Kids Run che vedeva i più piccoli protagonisti di una prova tutta per loro: l’hanno corsa in 45, con mamme e papà trepidanti, orgogliosissimi, felici dall’inizio alla fine. Cinque minuti, non di più, per correre i 600 metri all’interno dei Giardini Montanelli che risuonavano, oggi più che mai, di risate argentine. Italiane, in verità.