[dropcap]D[/dropcap]ocumento di esperti indicati da Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Anci-Associazione nazionale comuni italiani, Università di Roma “Tor Vergata”, Istat, Censis e altre organizzazioni, per favorire politiche sociali, culturali e urbanistiche virtuose nelle città italiane – Lo stile di vita cittadino tra le cause alla base dell’epidemia di diabete e obesità nel mondo – In Italia, il 37% della popolazione risiede nelle 14 città metropolitane
Cento anni fa solo il 20% della popolazione mondiale viveva in città. Per la metà del secolo arriveremo al 70% di residenti nelle aree urbane. L’aumento è straordinario, al ritmo di 60 milioni di persone che ogni anno si spostano da ambienti rurali verso le città, soprattutto nei Paesi a medio reddito. Non solo, le proiezioni mostrano che nei prossimi 30 anni la crescita globale avverrà virtualmente soltanto nelle aree urbane. Ma se oggi circa il 10% della popolazione urbana vive in megalopoli, con oltre 10 milioni di abitanti, ormai presenti in ogni angolo del pianeta, saranno soprattutto le città più piccole a sostenere la quota maggiore di incremento.
Nell’Unione europea, fatta eccezione per la Francia, le aree urbane tendono a registrare incrementi demografici più elevati a causa del saldo migratorio. In Italia, quasi 4 cittadini su 10 risiedono nelle 14 città metropolitane.
“Lo spostamento verso le aree urbane è caratterizzato da cambiamenti sostanziali dello stile di vita rispetto al passato: cambiano le abitudini, i lavori sono sempre più sedentari, l’attività fisica diminuisce. Fattori sociali, questi, che rappresentano un potente volano per le cosiddette malattie della società del benessere: obesità e diabete. Ciò è sostanziato dai fatti, che vedono crescere in maniera esponenziale nel mondo il numero di persone obese o con diabete, vicino alla soglia del mezzo miliardo, con – già oggi – 250 milioni di persone con diabete, due terzi del totale, vivere nelle città, secondo Idf-International diabetes federation”, ammonisce Andrea Lenzi, Professore ordinario di endocrinologia, Presidente del Consiglio universitario nazionale (Cun) e coordinatore di HealthCity Think Tank, gruppo di esperti indicati, tra gli altri, da Ministero della salute, Istituto superiore di sanità, Anci-Associazione nazionale comuni italiani, Università di Roma “Tor Vergata”, Istat, Censis, che si pone l’obiettivo di analizzare il contesto economico-sanitario, sociologico, clinico-epidemiologico e politico-sanitario, per studiare i determinanti della salute nelle città.
Il think tank ha messo a punto il manifesto “La Salute nelle città: bene comune”, che si propone di offrire alle istituzioni e alle amministrazioni locali spunti di riflessione per guidarle nello studio di questi determinanti nei propri contesti urbani e fare leva su di essi per mettere a punto strategie per migliorare gli stili di vita e la salute del cittadino. Il manifesto sarà presentato nel pomeriggio, in occasione del Primo Health City Forum organizzato a Roma da Italian barometer diabetes observatory (Ibdo) Foundation, Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, Health City Think Tank, Istituto per la Competitività (I-Com), con l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, che ha anche conferito all’Ibdo Forum la medaglia del Presidente della Repubblica per il suo alto valore culturale e scientifico, e il patrocinio di Presidenza del Consiglio dei ministri, Ministero della salute e Associazione nazionale comuni italiani (Anci).
“Dal 1948 l’Oms-Organizzazione mondiale della sanità invita i governi ad adoperarsi responsabilmente, attraverso programmi di educazione alla salute, a promuovere uno stile di vita sano e a garantire ai cittadini un alto livello di benessere. Oggi pare emergere chiaramente un nuovo attore protagonista: la Città, quale promotrice di salute. Infatti, la stessa Oms ha coniato il termine healthy city, che descrive una città conscia dell’importanza della salute come bene collettivo e che, di conseguenza, mette in atto politiche sociali, culturali ed economiche chiare per tutelarla e migliorarla”, spiega Giuseppe Novelli, Rettore dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
“Lo sviluppo urbano, cui il mondo ha assistito e assiste ha modificato profondamente lo stile di vita della popolazione e trasforma il contesto ambientale e sociale in cui viviamo, creando problemi di equità, generando tensioni sociali e introducendo minacce per la salute della popolazione. La configurazione attuale delle città e, più in generale l’urbanizzazione, presentano per la salute pubblica e individuale tanti rischi, ma anche molte opportunità. Se infatti le città sono pianificate, ben organizzate e amministrate coscientemente, si può dare vita ad una sinergia tra Istituzioni, cittadini e professionisti in grado di migliorare le condizioni di vita e la salute della popolazione”, dichiara Enzo Bianco, Sindaco di Catania e Presidente del Consiglio nazionale dell’Anci.
Un invito, quello del sindaco di Catania, a nome degli amministratori locali, raccolto dal Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, Presidente del Comitato promotore del “Manifesto Salute nelle città: bene comune”, che sottolinea sempre come sussista la necessità di fare ancora molto per diffondere una cultura della prevenzione nelle persone, a fronte di un’evidente crescita delle malattie croniche non trasmissibili, come obesità e diabete, che trae origini da fattori di rischio legati a stili di vita non salutari. L’ipotesi di attuare nelle Città e nelle aree urbane strategie integrate di promozione della salute con iniziative culturali, sociali e sanitarie, attraverso un’azione coordinata su più fronti, è da apprezzare e condividere.
In perfetta linea con questa azione, il programma Cities Changing Diabetes, una partnership tra lo University College London (UCL) e il danese Steno Diabetes Center, che coinvolge Istituzioni nazionali, amministrazioni locali, mondo accademico e terzo settore. Illustrato a Roma, nasce con l’obiettivo di creare un movimento di collaborazione internazionale che proponga e trovi soluzioni e best practice per affrontare il crescente numero di persone con diabete e obesità nel mondo, e il conseguente onere economico e sociale, partendo dal tessuto e dal vissuto urbano che tanta parte sembra avere in questo fenomeno. Al programma hanno già aderito Città del Messico, Copenaghen, Houston, Shanghai, Tianjin, Vancouver e Johannesburg. Durante l’incontro si è prospettato un prossimo coinvolgimento anche della capitale italiana.