Un tempo nelle campagne venete si allevavano oche bigie e oche pezzate grigie e bianche, soppiantate nel tempo dalle grandi Romagnole bianche. Ogni cascinale di campagna ne aveva un gruppetto che razzolava sull’aia pronto ad accogliere in modo agguerrito gli estranei, se ne accorsero i Galli a Roma in Campidoglio.
Questa presenza delle oche risale molto indietro nel tempo. Infatti l’addomesticazione dell’oca è antichissima, fin dal Neolitico è documentato l’allevamento delle oche non solo da parte dei Romani ma anche dei Germani e dei Celti. Già nel “de re coquinaria” di Apicio, vissuto molti anni prima di Cristo si parla di fegato d’oca, nnumerevoli sono poi le testimonianze della presenza di questo pregiato pennuto nelle diete dei nobili nel Medioevo. l’Oca essenzialmente arrosto, era presente sulle tavole dei nobili in molte zone d’Europa, dall’area tedesca fino alla Francia , fu allevata nel periodo medioevale nei monasteri e nelle famiglie dei contadini, come aveva ordinato Carlo Magno nel Capitulare de Villis (810 d. C. ) che imponeva di tenere almeno 30 oche per fattori.
A favorire la diffusione dell’oca, poi, furono attorno al 1400 alcune comunità ebraiche di rito aschenazita che si stabilirono, provenienti dall’Europa del nord, nelle regioni settentrionale dell’Italia e quindi anche nel Veneto . Motivi religiosi, infatti, impedivano loro di consumare carne di maiale. I macellai virarono preparando per gli ebrei salami e prosciutti d’oca. La zampa dell’oca veniva usata come “marchio” di riconoscimento dai maestri costruttori di cattedrali gotiche che si chiamavano “Jars” dal francese oche. Quella dell’11 novembre nacque come festa pagana ed ha origini antichissime. E’ già presente nella tradizione celtica, entrò a far parte delle feste cristiane grazie a S. Martino…
La leggenda racconta infatti che Martino, nonostante l’elezione a furor di popolo a Vescovo di Tours, non voleva abbandonare il saio e cercò di nascondersi. Furono le oche a stanarlo e così divenne amatissimo vescovo e poi santo per la sua bontà verso i poveri.
In Veneto e nell’area padana ci sono ancora oggi i proverbi: “Per San Martino castagne, oca e vino!” e “Chi no magna l’oca a San Martin nol fa el beco de un quatrin!”. In altre zone si consumava l’oca a Natale (il nord della Francia) o il giorno d’Ognissanti (in molte zone d’Italia).Diciamo che all’epoca non sapevano che le loro carni rosse oltre ad essere di gran pregio sono ricche di grassi insaturi, Omega 3, 6, 9 quelli , per intenderci, che contengono il colesterolo “buono”.
Le nostre vengono allevate , con un’alimentazione rigorosamente naturale, fin dal 2005 ,per essere poi trasformate artigianalmente e con sistemi privi di conservanti ed additivi, in salame puro d’oca, prosciutto, speck d’oca, patè di fegato d’oca, paste fresche farcite con carne d’oca macinata, spezie e verdure, oltre ad altre prelibatezze.
Tutto questo succede nella nostra Cascina Madonnina azienda agricola di Pregnana Milanese, poco lontano dalla prossima sede Expo di Milano, dove viene svolta anche un’attività di agriturismo, in un ambiente rilassante ed elegante, con la possibilità di fruire del nostro hammam e di immergersi nella grotta di sale. Da luglio abbiamo deciso di aprire un delizioso bistrot nel pieno centro di Milano ,ad un passo dal Duomo, dove è possibile degustare i nostri prodotti a KM zero ad un prezzo più che accessibile, succede tutti i giorni da Quack, in S.Maria Beltrade, dove ci si può abbandonare ad un’ esperienza enogastronomica davvero unica ,passando dai salumi ai cosciotti d’ oca o anatra arrosto, senza tralasciare le tagliate alla brace, gli straordinari panini e le pizze, magari accompagnando il tutto con dell’ottima birra artigianale o un ottimo calice di vino. Il tutto ovviamente all’insegna del Km zero, la filosofia che ci ha sempre contraddistinto.
Dal mese di dicembre poi abbiamo lanciato l’agriaperitivo a km0 , salumi formaggi e vino senza limitazioni a soli 12 euro e 50,certi di essere premiati dalla genuina eccellenza dei nostri prodotti.