Si terrà a Roma, il XXV Congresso Mondiale di Neurologia, dal 3 al 7 ottobre 2021, virtuale, causa pandemia. Oltre a una miriade di altri argomenti, anche l’impatto che il Covid ha avuto sulle persone colpite e sarà presentato al World Congress of Neurology. Verranno messi in evidenza i risultati dello studio tutto italiano sull’impatto della pandemia sul sistema neurologico.

Ricordiamo che i disturbi neurologici rappresentano la seconda causa di morte, il 70% dei decessi avviene, per tale motivo, sui paesi a basso e medio reddito.
La cefalea colpisce oltre 3 miliardi di individui, 50 milioni sono affetti da demenza, un numero altrettanto grande da epilessia. Oltre ai risultati degli studi effettuati in Italia, al World Congress of Neurology, tratterà del modo in cui la pandemia ha influito su ogni sistema neurologico. verranno rese note, inoltre, le ultime novità nelle terapie per le patologie neurologiche. Ogni anno 15 milioni di persone sono colpite da ictus, 7 milioni dal morbo di Parkinson, mentre 2,8 milioni di persone vivono con la sclerosi multipla.

XXV Congresso Mondiale di Neurologia – impatto della Pandemia e complicanze

L’impatto della Pandemia e le complicanze neurologiche causate dall’infezione da Covid-19 sono ancora fonte di discussioni e ricerche. Allo stesso modo, si spera in una cura che possa sconfiggere la Malattia dell’Alzheimer, la velocità in cui si riconosce e si interviene sull’ictus accorcia il tempo in cui si arriva all’ intervento. Gli studi neurologici nelle malattie rare, l’uso delle immunoglobuline in varie terapie neurologiche.
Al XXV Congresso Mondiale di Neurologia, un meeting che avviene ogni due anni e al quale sono presenti i massimi esperti mondiali della scienza neurologica, si tratterà di tutto questo. I luminari ed esperti nel settore si incontreranno virtualmente dal 3 al 7 ottobre 2021 a Roma. In benessere del cervello e la sua salute entra in ogni settore della vita nell’uomo, influenza la capacità di comunicare, decidere, risolvere problemi e vivere una vita produttiva. Nel mondo solo il 70% delle malattie e dei disturbi cerebrali vengono trattati, il danno ricade sui Paesi a basso e medio reddito.
Il Congresso Mondiale di Neurologia si sarebbe dovuto tenere alla Nuvola di Fuksas di Roma. La World Federation of Neurology in partnership con la Società Italiana di Neurologia, lo ha organizzato virtualmente.

Congresso Mondiale di Neurologia

Sarà il prof. Antonio Federico, docente emerito di neurologia presso l’Università di Siena, coadiuvato dal presidente SIN Prof. Gioacchino Tedeschi condirettore scientifico del Congresso a presiedere il Congresso Mondiale della Neurologia.
Il World Congress of Neurology, con acronimo WCN, contribuirà alle attuali sfide globali, i programmi scientifici e didattici a livello globale, verranno condivisi. Ci sarà spazio per la ricerca innovativa, saranno 45 i corsi di insegnamento e 77 sessioni scientifiche. Ben 270 saranno i relatori internazionali
Dopo molti anni la SIN torna ad ospitare il Congresso Mondiale di Neurologia, ha affermato il Prof. Gioacchino Tedeschi, Presidente SIN e Direttore Clinica Neurologica e Neurofisiopatologia, AOU Università della Campania “Luigi Vanvitelli” di Napoli. Siamo fieri del riconoscimento internazionale al valore e all’impegno nella ricerca scientifica e clinica in campo neurologico. Affrontiamo la sfida forti di una rinnovata collaborazione a livello mondiale, che ci consentirà di combattere malattie croniche e neurodegenerative del sistema nervoso centrale e le sfide importanti come quella che ci ha messo di fronte la Pandemia da Covid-19 con le sue conseguenze.

I temi al centro del Congresso Mondiale

Si tratterà il NEUROCOVID, studio italiano del virus sulle patologie neurologiche. Interverrà il
Prof. Carlo Ferrarese, Direttore del Centro di Neuroscienze di Milano, Università di Milano –Bicocca e Direttore della Clinica Neurologica, Ospedale San Gerardo di Monza.
L’infezione da COVID-19 può dare vita a una vasta gamma di disturbi neurologici. La mancanza cerebrale di ossigeno, l’infiammazione cerebrale oppure la trombosi di arterie e di vene cerebrali ne sono la causa.
Lo studio italiano sulle complicazioni neurologiche da COVID é iniziato a marzo del 2020, appena si é manifestata l’emergenza globale. L’Università di Milano-Bicocca, l’Università di Milano e l’Istituto Auxologico di Milano, con il patrocinato dalla Società Italiana di Neurologia, hanno contribuito attivamente 50 Neurologie italiane, distribuite nelle varie regioni.
L’analisi Neuro-COVID sui primi 904 pazienti ospedalizzati, di 18 centri del Nord e Centro Italia nel periodo Marzo 2020-Marzo 2021, ha confermato che il disturbo neurologico più frequente è l’alterazione combinata dell’olfatto e del gusto. I sintomi hanno proseguito per oltre 1 mese nel 50% dei casi e fino a oltre 6 mesi nel 20%. L’encefalopatia acuta ovvero uno stato di confusione mentale, perdita di attenzione e memoria, stato di agitazione, fino ad una alterazione dello stato di coscienza e al coma ha colpito il 25% dei casi.
L’infezione da COVID e l’ictus ischemico, manifestato nel 20% dei casi dei pazienti in studio é ancora da stabilire. Tuttavia, quasi tutti riportavano i classici fattori di rischio vascolare per un ictus (ipertensione, diabete, fibrillazione atriale, ipercolesterolemia).

Trombosi arteriosa cerebrale e COVID

L’infezione da COVID sembra abbia fatto da “innesco” per la trombosi arteriosa cerebrale, ma anche per le trombosi venose cerebrali, molto più rare. La cefalea associata a Covid è inoltre frequente, nel 50% dei casi diventa cronica e dura oltre 2 settimane mentre in circa il 20% dei casi ha una durata superiore ai 3 mesi.
Sono stati rilevati, inoltre disturbi cognitivi post-COVID – “sindrome long COVID”, non sono rari e di grado modesto. Non si arriva alla “demenza”. La durata media è circa 3 mesi e si risolve spontaneamente entro i 6 mesi in quasi la totalità dei casi.

Alzheimer – la cura efficace non é lontana

Il Prof. Alessandro Padovani, Direttore Clinica Neurologica Università di Brescia, assicura che, grazie all’approvazione di un nuovo farmaco disposto dalla Food and Drug Administration per la Malattia di Alzheimer, disposto dalla Food and Drug Administration, apre una speranza di cura.
Si tratta di un anticorpo monoclonale che va a colpire una particolare forma di una proteina chiamata beta-amiloide, accumulata nel cervello dei malati Alzheimer. Dovrà essere verificata la tollerabilità e chiarire se l’azione nei confronti di questo meccanismo sia da sola sufficiente per rallentare la progressione della malattia.
La Neurostimolazione può migliorare la memoria e rallentare il decorso clinico. Altri farmaci, recentemente sviluppati per la cura del diabete, sembrano agire a vari livelli con i processi neuropatologici associati alla malattia.
La tecnologia ha reso possibile, negli ultimi anni, ricercare proteine nel sangue associate alla Malattia di Alzheimer. La ricerca italiana ha contribuito all’identificazione di biomarcatori plasmatici oltre a quelli liquorali.
Gli ultimi studi statunitensi dimostrano inoltre dimostrano come attraverso l’esame della retinaimportante neurotrasmettitore, è possibile isolare i biomarkers della malattia. Nel futuro si accederà a diagnosi più precoci, meno invasive e più dettagliate.
Tecniche più veloci identificherebbero l’ictus, afferma il Prof. Massimo Del Sette, Direttore Neurologia Ospedale San Martino di Genova.
 L’ictus ischemico con innovativi metodi di diagnosi, TAC cerebrale con introduzione endovena di mezzo di contrasto, permettono di ricostruire immagini della perfusione cerebrale, cioè della quantità di sangue che giunge in determinate aree del cervello nell’unità di tempo.
Grazie ai nuovi metodi diagnostici, con studio della perfusione e, considerando la presenza di circolazione collaterale e particolare lunghezza e sede del trombo, si potrà consentire di intervenire prima e in tempo a salvare vite.
Farmaci antagonisti degli anticoagulanti diretti, associati a due antiaggreganti piastrinici agiscono nella prevenzione dell’ictus ischemico e come terapia delle ipercolesterolemie, per la prevenzione dell’ictus.
Il Prof. Antonio FEDERICO, Professore Emerito di Neurologia, Università di Siena e Presidente 25 WCN Rome 2021 ha affermato che il 60% delle oltre 6 mila malattie rare riconosciute ha un coinvolgimento del sistema nervoso centrale, periferico o del muscolo.L
La nuova classificazione accettata a livello globale, include le malattie cerebrovascolari tra le malattie neurologiche, e non più tra quelle vascolari. Le demenze sono a doppia pertinenza, neurologica e psichiatrica, e moltissime malattie neurologiche rare, prima assenti, ora sono incluse.