Sembrava che solo i popoli italiano, spagnolo, portoghese, irlandese, si lamentassero per le politiche di austerità delle istituzioni europee, e per le negative esperienze dei governi rappresentanti tutto l’arco costituzionale (destra, sinistra, centro) che da decenni hanno accettato supinamente tutti i diktat provenienti da Bruxelles creando una situazione economico-sociale devastante, ma continuando a dare il loro consenso elettorale alle stesse compagini politiche che inevitabilmente hanno proseguito sulla stessa strada.
Unica eccezione dei Paesi del Sud Europa, la Grecia il cui popolo ha dato mandato ad una formazione che redisse un programma economico-politico di totale rottura con le costrizioni europee, ma, nonostante queste promesse, la nuova speranza di “libertà” ben presto, è allo stato dei fatti, stata fatta rimangiare con il ricatto della cancellazione degli aiuti finanziari costringendo ad adottare la “vecchia politica economica” con misure “draconiane” seguendo il solco dei principi “coloniali” che ormai pervadono ogni nazione appartenente l’Unione Europea.
Ecco, appunto, destino che accomuna solo i Paesi meno forti economicamente, quelli con un debito pubblico stratosferico, Paesi che non hanno potere e incidenza, che hanno la continua minaccia di cadere in default.
E questo spettro crea un timore profondo nella popolazione che non percepisce quale futuro si prospetta continuando a seguire certe politiche e che non ha la forza di ribellarsi, di combattere, di rivoluzionare certe imposizioni di cui non si è mai chiesto alcun consenso popolare liberamente espresso tramite democratici referendum.
Una ribellione popolare che non esiste perchè l’attuale tenore di vita, il benessere conquistato con sacrifici di generazioni ha completamente ammorbidito e intontito le menti delle persone che sono ormai solite “guardare il dito che indica la luna e non la luna stessa”.
L’aspetto più preoccupante del nostro periodo che stiamo vivendo è proprio questo; non è solo la crisi, la mancanza di futuro, una situazione sociale esplosiva, un rischio terrorismo a livelli altissimi, no, è la mancanza di tenacia, di animus pugnandi, nella consapevolezza, dei diritti fondamentali e nella voglia di difenderli strenuamente contro i nuovi colonizzatori.
Un esempio eclatante e demoralizzante l’ho abbiamo avuto anche con i risultati delle recenti elezioni amministrative francesi dove , incredibilmente, il maggior consenso popolare è confluito verso la formazione politica guidata dall’ex presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy.
Sì, sì, il franco-ungherese Monsieur le President, la cui Premier Dame è la famosa fotomodella Carla Bruni, che ha guidato l’ Hexagone d’oltrealpe dal 2007 al 2012 e poi coinvolto in una serie di problemi giudiziari tanto da essere stato il primo presidente della storia della Repubblica francese ad essere stato messo in custodia cautelare nel luglio dello scorso anno.
Sì, sì proprio lui , il Monsieur le President che aveva una linea diretta con la cancelliera Angela Merkel condividendo e supportando tutte le politiche economiche e le decisioni che lo stato teutonico imponeva agli altri 27 Paesi europei.
Sì, sì, proprio Sarkozy, che umiliava i rappresentanti delle istituzioni italiane, ritenuti incapaci, inetti, truffatori, con un sardonico e sprezzante sorriso davanti a decine di giornalisti di tutta Europa durante una conferenza stampa ormai entrata nella storia.
Sì, sì Sarkozy che inneggiava a Giovanna d’Arco, ne voleva seguire le gesta e poi si sottomette al nemico storico, al suo nemico confinante al di là dei Vosgi, oltre il Reno, adiacente le terre di Alsazia e Lorena dove nei due conflitti mondiali del secolo scorso persero la vita centinaia di migliaia di giovani a difesa dei sacri confini.
Sì, sì, Sarkozy che aveva ridotto il suo Paese a suddito del grande impero germanico, trasformando “la bel France” in terra di conquista, in uno stato d’occupazione come nel 1941 durante la Seconda Guerra Mondiale con le armate del Reich nazista che sfilavano sugli Champs Elisee, davanti all’ Arc de Triomphe, a Place della Concorde, che avevano nominato come capo del governo collaborazionista ,il “fantoccio” generale Petain.
Sì, sì Sarkozy che ha scatenato la guerra in Libia per l’ingordigia delle risorse petrolifere della terra Cireneaica dando nutrimento alle storiche mire coloniali che ha sempre criticato, abiurato (a parole, perchè i suoi atti sono l’esatto opposto); una questione di principi da contrapporre all’emergente Front Nationale, ma che ha dato il via alla recrudescenza del terrorismo di stampo islamico i cui atti criminali hanno già prodotto vittime all’interno dei confini nazionali (cronaca di questi ultimi mesi); ma si sa “pecunia non olet” soprattutto se la pecunia deriva dai derivati di una sostanza nera, oleosa e maleodorante.
“Fantocci”, bambole, metaforiche e anche reali come la bambola prodotta con le sembianze di Sarkozy che fu ritirata dal commercio a seguito della querela emessa da Monsieur le President che la riteneva lesiva della sua onorabilità, ma, visto il suo operato e la sua condotta, era assolutamente appropriata.
Ecco, quella bambola, probabilmente sarebbe stato un monito costante, un “memento” per il popolo transalpino che è manchevole di quella forza di ribellione che lo ha contraddistinto all’epoca dell’Illuminismo della rivoluzione del 1789 e come ultimo esempio cronologico durante la Seconda Guerra mondiale, con le epiche gesta della “Resistance” che ha sacrificato giovani vite per la libertà del suolo francese, per la democrazia.
Ora, invece, anche il popolo francese si è seduto sul vacuo benessere, sul precario presente, e come la Linea Maginot sarà presto sbaragliato e i panzer tedeschi “sferraglieranno” sopra le routes dei Dipartimenti.
Massimo Puricelli
Legnano (MI)