Da Casa Milan giungono notizie di una scarsa prevendita dei biglietti per la partita di Champions League Mila Liverpool in programma martedì 17 settembre. In molti sostengono che la ragione di questa freddezza sia dovuta al non buon periodo che sta attraversando la squadra rossonera in campionato (2 punti in 3 partite), e per l’eccesivo prezzo dei tagliandi (da 49 euro per il terzo anello a 120 euro per i settori di “medio livello”).


In realtà questo poco entusiasmo è generato anche dalla trasformazione , o meglio dall’annientamento, del Calcio in entertainment pallonaro. Da 6 anni mi sono allontanato dal nuovo entertainment pallonaro; e come me migliaia di vecchi tifosi amanti del Vero Calcio, nauseati da questo spettacolo che non ha nulla che vedere con il giuoco nato alla fine dell’Ottocento in Inghilterra..
Non ho più accettato di vedere la mia passione, la mia ragione di vita, annientata, azzerata, venduta e immolata sull’altare di un mercimonio gestito da lenoni e affaristi senza scrupoli che hanno trasformato i tifosi in clienti fidelizzati. Io che, come milioni di altri tifosi di altre compagini, del MIlan ne avevo fatto un ragione di vita.
Fin da bambino, bullizzato dai compagni di scuola per il mio fisico gracile e la mia statura, combattevo anche per difendere la mia fede calcistica , il mio amore rossonero in quegli anni di “pane duro”; anni 70, inizio 80. Io che la mia prima partita a S.Siro fu la finale di coppa del 1977; la prima di campionato qualche mese dopo contro il Foggia. Io che ero a Cesena in quella triste domenica di maggio del 1982. Poi la Cavese, ma anche il Campobasso, o contro la Lazio (5-1) campionato 1982/83 (seconda stagione in B) con S.Siro pieno sotto una pioggia battente.
Io, che la fede mi fu tramandata da mio papà che si recava a S.Siro quando c’era solo un anello, o all’Arena, nel secondo dopo guerra, con Milano ancora ferita dal conflitto, ma febbrilmente attiva nella ricostruzione e nella voglia di far tornare grande la città e la nazione (del resto da sempre Milan l’è un grand Milan…).
E poi mi raccontava i trionfi di Rocco e del golden boy Rivera , ma anche del suo “idolo” Lodetti. La squadra dei casciavit simbolo del lavoro e del sacrificio delle classi meno abbienti. E come potevo non innamorarmi di quei colori di quella maglia di quel blasone e identificarmi in Gianni Rivera ? Poi dopo gli anni bui della cadetteria , l’epoca della rinascita della fenice con Hateley e Wilkins, Tassotti e Galli, Virdis e , soprattutto il CAPITANO DI MILLE BATTAGLIE, l’immenso Franco Baresi (del resto quando la squadre non esprimeva l’animus pugnandi, echeggiava il coro “noi vogliamo 11 Baresi”!) che rifiutò offerte munifiche e situazioni societarie e sportive più importanti e tranquille, per restare fedele al popolo milanista e al mliansimo.
E poi i trionfi degli immortali , del Presidente Berlusconi (Il “PRESIDENTE” per antonomasia). Perchè un altro “delitto” del nuovo entertainment è stato l’uccisione del milanismo.
Non ci sono più giocatori che conoscono cosa sia il milanismo, dirigenti che non conoscono la nostra storia, la nostra anima, la nostra tradizione ultra-centenaria, cosa fosse l’identificazione , il senso di appartenenza, la trasposizione dei nostri sogni in quel rettangolo verde. Non mi stupirei se tra qualche anno le compagini si trasferiranno in altre città per questioni di marketing e di bacini d’utenza. Lo continuerò a ripetere.
La ritualità del Vero Calcio è rimasta inalterata per oltre un secolo, poi con l’avvento della globalizzazione (maledetta globalizzazione) anche il Calcio lo hanno ucciso (del resto la globalizzazione ha devastato valori e diritti conquistati con il sacrificio della vita di milioni di cittadini durante il secolo scorso). Unica arma in nostro possesso è il totale e rigido boicottaggio. Ultima spes…

Massimo Puricelli
Castellanza (VA)