[dropcap]R[/dropcap]espinte le questioni di costituzionalità sollevate dalle sezioni della Corte dei Conti Veneto, Calabria, Umbria e Campania e due dalla Commissione giurisdizionale per il personale della Camera dei deputati. La Consulta ha escluso la “natura tributaria” del prelievo riconoscendone l’aspetto solidale “giustificato in via del tutto eccezionale dalla crisi contingente e grave del sistema”
La Corte Costituzionale si è quindi espressa su questa annosa questione, rovesciando la propria precedente sentenza del 2013. Si sa che con il passare del tempo anche le opinioni possono cambiare, per cui nessuna meraviglia.
Personalmente debbo ringraziare questa decisione, come pure debbo ringraziare chi ha deciso che debbo essere solidale per legge, anche se non so a chi sia rivolta questa mia solidarietà. Ma forse è rivolta solo al bilancio dell’Inps.
Con questa solidarietà imposta, però, io risparmio, per cui mi va bene così. Mi spiego: prima che venisse partorita la prima di queste norme pro solidarietà imposta, per me era normale nel corso dell’anno, ma principalmente in dicembre, distribuire a varie associazioni di volontariato, Onlus o altre, delle cifre da 50 a 100 euro, che sommate insieme, al momento di compilare il modulo per la dichiarazione dei redditi, il vecchio modello 740, mi portavano a mettere in detrazione importi che si avvicinavano o superavano i 2.500 euro. Detratto il detraibile, il resto rimaneva a mio carico.
Ora, con una solidarietà imposta di 148 euro mensili, pari a 1.776 euro l’anno, posso legittimamente dire che la mia coscienza solidaristica è accontentata, e posso cestinare senza rimpianti tutte le richieste di aiuto che mi arrivano in continuazione, come penso capiti a tutti. Così come posso rispondere in senso negativo a coloro che mi telefonano per lo stesso motivo.
Ma è possibile che fosse questo l’obiettivo di una legge che è andata a coartare quello che è forse uno dei sentimenti più spontanei di ognuno di noi: la solidarietà?
Alessandro Fabbri