Sul Resto del Carlino di sabato 18 gennaio leggo il titolo di prima pagina: “Tasse giù, fino a 100 euro in bonus”. In terza pagina poi l’argomento viene ulteriormente evidenziato: ”Giù le tasse a 16 milioni di italiani. I sindacati promuovono il governo”.
Considerando che il Carlino non può essere annoverato fra i quotidiani di sinistra, quindi potenzialmente sostenitori del governo in carica, mi viene spontaneo un pensiero: questo governo, nella propaganda di leghisti e loro derivati viene indicato come il governo delle tasse e delle manette.
Ora, se per governo delle tasse si intende un governo che le tasse le diminuisce, o quantomeno le alleggerisce per certe categorie di lavoratori a basso reddito (pensionati al momento non pervenuti), non posso non concordare con la definizione.
Credo però che per governo delle tasse l’opposizione intenda governo che le tasse le aumenta, e allo stato dei fatti la definizione si dimostri solo frutto di propaganda falsa, intesa a carpire il voto e il sostegno di chi si ferma alle chiacchiere e non considera i fatti.
Inoltre va chiarito che i 100 euro del titolo, come risulta dalla tabella, per i titolari di redditi fino a 28 mila euro, vanno intesi come mensili.
Passando alla seconda parte della definizione – governo delle manette – in Italia si viene arrestati, o quantomeno fermati, per aver rubato una mela o un pacco di pasta.
Chi evade le tasse per migliaia di euro rimane un personaggio riverito e invidiato da chi non può o non riesce a fare altrettanto, in barba al principio “pagare tutti per pagare di meno”.
Personalmente penso che nel sistema penale italiano ci siano squilibri incomprensibili al comune cittadino, e fra questi indubbiamente l’evasione fiscale, per la quale il carcere è certo solo se l’evasione accertata (al termine di procedure lunghe e tortuose e che possono svilupparsi quasi all’infinito) supera i 3 (tre) milioni di euro.
Proviamo a pensare quanti scontrini fiscali un barista (categoria fra quelle privilegiate dai controlli a sorpresa della guardia di finanza) deve omettere per arrivare ad un’evasione simile. E c’è chi si scandalizza se qualcuno avanza la proposta del carcere per i grandi evasori fiscali.
Concordo naturalmente con chi sostiene che il carcere come deterrente non funziona. D’altronde quando c’era non funzionava neppure la pena di morte come deterrente per i reati più gravi.
Ma non può essere un motivo perché lo Stato abdichi alla sua funzione di tutore dell’interesse generale, girandosi dall’altra parte di fronte a conclamati comportamenti antisociali di alcuni dei propri cittadini. In questo senso le manette agli evasori non saranno determinanti ma sicuramente darebbero un segnale in favore di un altro principio giuridico, secondo cui “La legge è uguale per tutti”, e non può esserci differenza di trattamento tra chi ruba un chilo di pasta e chi evade per 100 mila e più euro.
Girolamo