Al Teatro Carcano dal 25 novembre al 1 dicembre la Rassegna #25NOVEMBRE tramite reading, monologhi, happening, testimonianze e talk interattivi vuole approfondire e cercare soluzioni per combattere il femminicidio e le violenze di genere.
La rassegna #25NOVEMBRE al Teatro Carcano
La rassegna si apre lunedì 25 novembre alle ore 20.30 con UOMINI SI DIVENTA – Nella mente di un femminicida, con Alessio Boni e Omar Pedrini.
Il 26 novembre attrici, artiste e donne della società civile daranno voce alle vittime del femminicidio in FERITE A MORTE, reading di Serena Dandini e Maura Misiti che, scritto nel 2012, continua ad essere un punto di riferimento della lotta al fenomeno.
Sul palco insieme a Serena Dandini, Lella Costa, Orsetta de’ Rossi, Rita Pelusio, e le lettrici Saba Anglana, BigMama, Claudia De Lillo, Elisa Ercoli, Lorenza Ghidini, Veronica Lucchesi, Matilde Pacella, Germana Pasquero, Serena Sinigaglia.
Affronta il tema del genere dal punto di vista scientifico IL MASCHIO INUTILE (27 novembre). I quattro musicisti della Banda Osiris hanno costituito un gruppo di auto-aiuto insieme a uno scienziato dell’evoluzione, Telmo Pievani, per attraversare i gironi infernali della mascolinità e scoprire, alla fine del viaggio, il segreto biologico della loro esistenza.
La rassegna prosegue il 29 e 30 novembre con SVELARSI, performance rivolta esclusivamente alle donne, in cui a parlare è invece il corpo, denudato. Proposto in modo pioneristico tre anni fa al Carcano, lo spettacolo offre alla platea un momento di condivisione e di riflessione sul femminismo, l’umiliazione, la rivalsa, il senso di colpa, l’autodeterminazione.
Silvia Gallerano, insieme ad 8 attrici, conduce un percorso di ricerca con le donne, sul palco e in platea, affinché si riapproprino dello spazio negato loro dal patriarcato.
Monica Guerritore, con QUEL CHE SO DI LEI: DONNE PRIGIONIERE DI AMORI STRAORDINARI (1 dicembre ore 16.30) racconta in scena i momenti finali della tragica vita di Giulia Trigona, zia di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, trovata morta, massacrata da 27 coltellate, nella camera del giovane ufficiale che aveva lasciato.
A chiudere la rassegna, domenica 1 dicembre ore 20.30, un incontro interattivo col pubblico, MA COSA HO FATTO? perCORSO PER DIVENTARE UOMINI NUOVI in cui i filosofi Andrea Colamedici (TLON) e Lorenzo Gasparrini si impegnano a smontare gli stereotipi che causano il gender gap tra uomo e donna rispondendo (o provandoci) alla domanda che tutte le donne si sentono ripetere dai maschi.
Il progetto Desdemoni al Teatro Carcano
Durante la rassegna presso il foyer del Carcano verrà inoltre presentato il progetto DESDEMONI – pensieri di uomini ricamati su un fazzoletto, un evento di arte partecipata tra cucito e teatro a cura di PEM Habitat Teatrali sulla violenza di genere, in cui sono gli uomini a mettersi in gioco, a confrontarsi col loro lato oscuro, coi loro demoni nascosti.
Tra ricamo e narrazione, un gruppo di uomini si confronta sulla cultura patriarcale della nostra società, mettendone a nudo i meccanismi che si celano dietro parole e pensieri.
Dal 25 novembre al 1 dicembre il foyer ospiterà l’opera d’arte di ricamo collettivo realizzata durante il laboratorio, mentre la performance teatrale dei partecipanti sarà in scena il 27 novembre prima dello spettacolo Il maschio inutile.
Le associazioni contro la violenza di genere
Ogni serata vedrà inoltre al Carcano il presidio di un’associazione impegnata nella lotta alla violenza di genere e in percorsi di integrazione sociale:
25 novembre Uomini non più violenti si diventa – Percorsi per uomini autori di violenza
Il progetto intende favorire la consapevolezza che la violenza familiare non è una questione solo femminile, affinché ci sia una presa di coscienza da parte dell’uomo del proprio comportamento violento.
All’ingresso verranno inoltre offerti da Coop nettari e confetture con l’etichetta “Frutti di pace”, prodotti dalle donne della Cooperativa Insieme.
26 novembre Differenza Donna APS ONG
L’associazione è nata con l’obiettivo di far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza di genere. Nel corso degli anni i progetti di Differenza Donna hanno trovato consenso, sostegno e finanziamento sia a livello nazionale che internazionale.
27 novembre Fondazione Somaschi
Da oltre 500 anni, sull’esempio di San Girolamo Emiliani, i Padri Somaschi offrono accoglienza e aiuto alle persone più vulnerabili. La Fondazione Somaschi Onlus continua questa tradizione e fa accoglienza in molti modi, promuovendo anche attività di prevenzione alla violenza di genere e di trattamento di uomini autori di violenza.
29 e 30 novembre Mamme a Scuola
Mammeascuola è un Ente del Terzo Settore che da vent’anni opera sull’accoglienza e integrazione delle mamme straniere nel tessuto cittadino milanese, occupandosi della loro formazione linguistica con l’aggiunta di spazi bimbi per i loro figli, pensati sia allo scopo di permettere alle mamme effettivamente di frequentare i corsi, sia per rafforzare il bilinguismo naturale dei bambini.
1 dicembre dalle ore 15.30 Centro Antiviolenza Cerchi d’Acqua
Il centro, che fa parte della rete di strutture che si occupano di violenza, coordinata dal Comune di Milano, contrasta la violenza alle donne e le conseguenze che questa comporta sul benessere psicofisico degli attori coinvolti e delle loro relazioni.
1 dicembre dalle ore 19.30 Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate di Milano
È il primo centro antiviolenza nato in Italia e dall’apertura della prima casa segreta nel 1991 sono stati oltre 800 i progetti di ospitalità per donne in stato di pericolo. Interviene nelle scuole, nelle aziende, nelle istituzioni con corsi di formazione e incontri di sensibilizzazione per accrescere la consapevolezza, lavorare sulla prevenzione e raggiungere il cambiamento culturale e sociale necessario per contrastare la violenza maschile contro le donne.
Le parole di Mariangela Pitturru, curatrice del progetto #25novembre
Il 25 novembre 1960, nella Repubblica Domicana, le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Furono stuprate, torturate, massacrate e gettate in un precipizio.
Nel 1981, nel primo incontro femminista latinoamericano e caraibico svoltosi in Colombia, venne deciso di celebrare il 25 novembre come la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, in memoria delle sorelle Mirabal.
Nel 1991 il Center for Global Leadership of Women (CWGL) avviò la Campagna dei 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere, proponendo attività dal 25 novembre al 10 dicembre, Giornata internazionale dei diritti umani.
Il Carcano ha scelto di seguire questa indicazione spingendosi oltre il 25 novembre per dedicare tutta la settimana alla riflessione sulla violenza contro le donne con lo strumento che gli è proprio: il teatro.
Una riflessione necessaria se, dopo anni di dibattiti e lotta attraverso le molte associazioni sorte a sostegno delle donne, i femminicidi crescono, mentre in altri ambiti criminali gli omicidi diminuiscono.
Siamo partite dal chiamare in causa gli uomini.
Abbiamo chiesto agli autori letterari più autorevoli che abbiamo in Italia di costruire con noi questo progetto di impegno civile scrivendo un monologo di 10 minuti in prima persona, in cui l’uomo violento, lo stupratore, l’uxoricida o anche solo il maltrattante abituale, l’uomo che sopraffà, racconta cosa gli passa per la testa.
Si tratta di provare a capirne le pulsioni, non per giustificarle, perché non ci può essere giustificazione, ma per farle uscire, renderle evidenti, far sì che altri uomini, soprattutto i giovani, possano riconoscerle e combatterle per tempo.
Non è stata una chiamata accolta con facilità: abbiamo ricevuto molti no, motivati da disagio e sensazione di inadeguatezza perlopiù. Ma abbiamo ricevuto anche 8 preziosi SÌ e altrettanti monologhi: densi, duri, lucidi, onesti.
A scriverli Massimo Carlotto, Andrea Colamedici, Pino Corrias, Edoardo Erba, Maurizio De Giovanni, Marcello Fois, Davide Mencarelli, Francesco Pacifico. Storie di rapporti tossici, di amori malati, di violenza meditata, talvolta repentina, fisica, altre volte subdola, psicologica.
A dare voce a questi personaggi, Alessio Boni, che dal primo istante in cui gli abbiamo illustrato il progetto ha detto un SÌ convinto e incondizionato, collaborando subito a infondergli il massimo grado di verità possibile.
E Omar Pedrini, che, chiamato a sottolineare col graffio acido della chitarra elettrica il clima di malessere dei testi, ha voluto entrare in profondità dentro al tema scrivendo alcuni brani musicali originali.
Mariangela Pitturru, curatrice del progetto #25novembre
NOTE DI REGIA
Il femminicida non è un malato, è un figlio sano del patriarcato. È uno di noi, cresciuto come noi, che pensa come noi. Che in maniera più o meno consapevole considera la donna un essere inferiore. Da “proteggere” e ingabbiare, da sminuire, soggiogare, quando non da picchiare, violentare, ammazzare.
In Italia ne muore una ogni tre giorni, la stragrande maggioranza per mano di chi dovrebbe amarle.
Non si contano i casi di stupro, di botte tra le mura di casa, di aggressioni o catcalling per strada, di plagio psicologico, di violenza economica, di mansplaining, di intimazioni tipo “Stai zitta!”: un sommerso di male che rende metà della popolazione vittima, l’altra metà carnefice.
Questo progetto è un viaggio. Un viaggio immaginario nella mente del carnefice, che uccide in tanti modi, non solo con un’arma.
Un viaggio ideato dal Teatro Carcano, scritto da otto autori, volutamente uomini, e interpretato da me e Omar Pedrini: insieme denunciamo noi stessi come rappresentanti di una categoria, in un momento di autocoscienza collettiva di cui, oggi più che mai, sentiamo il bisogno.
Lo inauguriamo il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza di genere, ma vorremmo ripeterlo ogni giorno, questo tentativo di affrancamento da un retaggio culturale patriarcale che ci ha formati, con cui abbiamo convissuto fino a ora e che adesso vogliamo provare a smantellare.
Perché anche se ogni volta che leggiamo un titolo di cronaca istintivamente pensiamo “Io non sono così, io non lo farei mai”, nel nostro profondo sappiamo che, nel corso di una vita, qualche tipo di sopraffazione nei confronti delle donne, magari inconsapevolmente, l’abbiamo compiuta anche noi.
Alessio Boni, attore e regista