Testamento solidale, donazioni e lasciti crescono in Italia, così come la fiducia nel no profit.
Il 9 dicembre del 1979 i membri della Commissione globale dell’OMS annunciarono al mondo l’eradicazione della prima malattia ufficialmente sconfitta dall’umanità, il vaiolo, che fu poi ufficialmente dichiarato sconfitto per sempre nel corso dell’Assemblea generale OMS nel maggio successivo.
Il vaiolo è stata anche la malattia da cui tutta la storia dei vaccini è iniziata.
Lady Mary Wortley Montagu, scrittrice e intellettuale del 1689, conobbe una procedura medica sviluppata in Oriente: la variolizzazione, prima rudimentale forma d’immunizzazione. Lady Montagu, sfidando le resistenze della classe medica occidentale, dedicò la vita alla sua promozione anche in Europa.
In seguito, molti medici, fra cui l’italiano Luigi Sacco, sperimentarono su sé stessi il vaccino, inoculandosi il vaiolo.
Scienziati come Mary Montagu e Luigi Sacco dedicarono la propria vita alla ricerca per sconfiggere una malattia che seminava morte o, nel migliore dei casi, lasciava sfigurati a vita. Una dedizione tale da mettere anche il proprio stesso corpo a disposizione della ricerca. Una forma di altruismo forse estrema, ma che ha davvero salvato il mondo da una delle malattie più terribili.
L’ALTRUISMO È NEL DNA DEGLI ITALIANI?
Oggi, a due anni dalla pandemia del secolo, il tema dell’altruismo è tornato prepotentemente attuale: il virus ci ha messi dinanzi all’evidenza che ci si salva solo insieme e che le azioni del singolo hanno una ricaduta collettiva determinante.
Ma gli italiani possono considerarsi altruisti?
A dispetto delle polemiche, i dati sembrano proprio dirci di sì.
Come mai nessun’altra emergenza prima, la pandemia da Covid-19 ha segnato gli ultimi due anni in maniera indelebile anche nel campo delle donazioni.
Nel mondo le donazioni filantropiche per l’emergenza Covid-19 mappate da candid.org (a cui vanno aggiunte le donazioni individuali piccole e/o anonime) ammontano a 20,6 miliardi di dollari.
In Italia 785,55 milioni di euro sono stati donati in denaro, beni o servizi; 130 milioni di euro sono le erogazioni e raccolte da parte di Fondazioni bancarie (fonte Acri, periodo marzo/agosto 2020); 25 milioni di euro sono stati raccolti attraverso il crowdfunding.
Ma non si tratta solo di pandemia: già nel 2019, le donazioni in Italia avevano ripreso ad aumentare. Secondo i dati forniti alla testata Vita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze relativamente alle erogazioni liberali portate in deduzione e detrazioni dagli italiani in dichiarazione dei redditi, dopo la battuta d’arresto (-0,87%) riscontrata nelle dichiarazioni dei redditi 2018 (anno fiscale 2017), nel 2019 il giving era tornato a crescere (+3,9%) fino al valore complessivo di 5,528 miliardi di euro.
IL COVID HA FATTO CRESCERE LA FIDUCIA NEL NO PROFIT
Secondo i dati di Comitato testamento Solidale, 7 italiani su 10 hanno donato almeno una volta nel corso della propria vita e, negli ultimi due anni (2020-2021), 3 su 10 hanno supportato iniziative di contrasto all’emergenza sanitaria (erano 2 su 10 nel 2020).
E nel 2021, il 13% degli italiani ha scelto una onlus per sostenere la lotta all’emergenza Covid-19, più del doppio rispetto al 2020 (6%).
In generale, il non profit si conferma di gran lunga l’attore su cui gli italiani ripongono maggior fiducia per uscire dalla crisi post-pandemica e contribuire a creare una società migliore.
Per il 63% del campione le ONP hanno dato un contributo positivo. Seguono PMI (45%), cittadini italiani in generale (43%), Amministrazioni locali (41%) ed Europa (41%). Più indietro Governo nazionale, grandi imprese e banche.
Di pari passo, continua ad aumentare il numero di italiani che hanno già predisposto un lascito testamentario o sono orientati a farlo: il 22% tra gli ultracinquantenni rispetto al 12% nel 2018.
Tale predisposizione è supportata dalla crescente conoscenza del tema testamento solidale: oggi il 73% degli italiani sa di cosa si tratta, percentuale che sale all’83% tra gli over 60.
“Negli ultimi due anni il Terzo Settore ha visto aumentare ulteriormente le proprie responsabilità davanti all’inedita emergenza, prima sanitaria e poi sociale ed economica, che ci ha colpiti.
La pandemia, da una parte, ha reso più difficili i compiti svolti tradizionalmente dal Terzo Settore; dall’altra, di fronte al crescere delle disuguaglianze e delle incertezze, ha visto aumentare drammaticamente l’urgenza del proprio intervento, che per definizione combatte la disuguaglianza e che per l’incertezza conosce una sola ‘medicina’: la solidarietà” commenta Rossano Bartoli, portavoce del Comitato Testamento Solidale e Presidente della Lega del Filo d’Oro, che conclude:
“Sempre di più, dunque, gli italiani pensano al non profit e ai lasciti solidali come concrete azioni di altruismo per far fronte ai mali vecchi e a quelli nuovi generati dalla pandemia.
Solidarietà e lasciti come veri e propri ‘vaccini’ per creare anticorpi non solo morali ma anche molto concreti contro sofferenze, bisogni o ingiustizie”.
3 LUOGHI COMUNI DA SFATARE SUI LASCITI SOLIDALI
“Il testamento solidale è roba da ricchi”. Non è così. Il lascito solidale è una forma di filantropia veramente alla portata di tutti. l testamento solidale è un lascito a favore di Enti, Associazioni e Organizzazioni non profit, una scelta che permette di contribuire a cambiare il mondo, anche dopo la vita.
È un gesto semplice e non vincolante, che può essere ripensato e modificato in qualsiasi momento.
Per farlo, non occorrono ingenti patrimoni: per sostenere il lavoro quotidiano di Associazioni impegnate nelle più importanti cause umanitarie e scientifiche, anche un piccolo lascito – una piccola somma di denaro, un bene mobile o immobile, una polizza – può fare la differenza.
“Sono gli uomini che pensano al testamento”. La realtà è proprio l’opposto: il lascito solidale è “rosa”, come conferma anche una ricerca condotta lo scorso aprile dal Comitato Testamento Solidale tra le Organizzazioni aderenti per raccontare il fenomeno del lascito solidale dal punto di vista di chi opera per realizzare progetti in ambito umanitario, socio-sanitario e ambientale.
Oltre a confermare la crescita di questo strumento di solidarietà concreta, l’indagine mostra che il lascito proviene in maggioranza da donatrici (61%), mentre per oltre il 30% il testamento solidale viene scelto in egual misura da uomini e donne.
“Fare un lascito solidale penalizza i familiari”. Sbagliato: parliamo di un lascito in favore di una causa benefica inserito in un testamento che, secondo la normativa italiana, tiene sempre conto dei legittimi interessi degli eredi.
TESTAMENTO E LASCITI: IL FUTURO È NELLA BLOCKCHAIN?
Proprio come molte altre pratiche di vita, anche il mondo delle onoranze funebri e delle ultime volontà si prepara a entrare nel digitale.
In Italia si vedono le prime start up che offrono servizi come il comparatore di prezzi del funerale (come avviene, ad esempio, per i viaggi o per la spesa on line), i necrologi on line e non ultimo la redazione del testamento digitale che, a detta di chi lo propone, sarà rapido da preparare e con la massima garanzia di riservatezza e di sicurezza, facendo anche ricorso alla blockchain per renderlo inattaccabile.
Si parla di futuro, forse anche prossimo, perché ad oggi in Italia il testamento olografo è regolato dall’art. 602 del Codice civile e prevede che il testatore trascriva di proprio pugno le ultime volontà e firmi il testo.
Informazioni più dettagliate si trovano sul sito www.testamentosolidale.org dove, oltre alle indicazioni sulle organizzazioni aderenti e sui loro progetti, è possibile scaricare la dettagliata Guida ai lasciti solidali del Comitato Testamento Solidale.
Del Comitato Testamento Solidale fanno parte 24 organizzazioni no profit: ActionAid, AIL, AISM, Fondazione Don Gnocchi, Lega del Filo d’Oro, Save the Children, Associazione Luca Coscioni, Aiuto alla Chiesa che Soffre Onlus, Amnesty International, Amref, Apurimac onlus, CBM, Greenpeace, Humanitas, Istituto Pasteur Italia Fondazione Cenci Bolognetti, Operation Smile Italia Onlus, Fondazione Telethon, Fondazione Umberto Veronesi, Mission Bambini, Progetto Arca, Unicef, Università Campus Bio-Medico di Roma, UICI e Vidas.