L’autunno è per antonomasia la “stagione della ripresa”: della scuola, del lavoro con le attività correlate, ma anche dei focolai di malattie da raffreddamento di cui l’influenza è espressione paradigmatica.
Il passaggio da un’estate eccezionalmente calda a giornate con temperature più miti e in linea con le normali medie di questo periodo induce a pensare alla prevenzione dalle malattie di stagione per evitare disturbi fisici e disagi, anche economici, che comportano. Consideriamo quanti bambini l’influenza coinvolge: alla fine di gennaio la rete di sorveglianza nazionale ha documentato un picco di 28,7 casi per 1000 nella fascia di età da 0 a 4 anni, notoriamente la più colpita; di 20,9 casi per 1000 tra i 5 e i 14 anni a fronte del 10,87 per mille nella popolazione generale.
Questi dati svelano una realtà più complessa: per ogni 100 bambini affetti da influenza si stima un aumento di 7-12 visite mediche e di 5-7 prescrizioni di antibiotici1; ogni adulto che si ammala, spesso contagiato proprio da bambini2, perde in media da 0,6 a 2,5 giorni di lavoro il cui costo per la società è di oltre 900 euro3.
L’influenza, come il raffreddore e le altre malattie, si trasmette con estrema rapidità soprattutto nei luoghi chiusi e affollati: dopo lo starnuto di una persona infetta, in un metro cubo di aria si possono ritrovare fino a 16mila particelle di virus disseminate in un raggio di 1,8 metri4.
Il vaccino è una strategia di primaria importanza e va consigliato in particolare ai portatori di malattie croniche (asmatici, diabetici, cardiopatici).
È bene però ricordare che la protezione vaccinale è limitata ai soli virus inclusi nella composizione annuale: restano inevitabilmente “scoperte” tutte le malattie causate dagli altri patogeni5, stagionali e non, quali rhinovirus, adenovirus, virus parainfluenzali e così via, che spesso favoriscono l’insediamento secondario di batteri (quando non sono questi ultimi a prendere il sopravvento).
Suggestive le conclusioni di un’indagine condotta in Sicilia di recentissima pubblicazione6: in età prescolare fino al 50% delle infezioni delle alte vie aeree, tipiche della stagione fredda, si sviluppano a partire da un’otite media, la cui incidenza oscilla dal 6% al 64% e in 3-4 bambini su 10 è ricorrente. E la compresenza di asma, tosse e naso che cola, in questa casistica si associa a un aumento di oltre il 70% del rischio di recidiva di otite.
Quale prevenzione adottare? Innanzitutto seguendo basilari norme igieniche quali il lavaggio delle mani e l’abitudine di starnutire e tossire nel fazzoletto, difficili da insegnare ai bambini piccoli.
Inoltre, è opportuno precisare che il sistema immunitario, per operare in piena efficienza e reagire prontamente alle aggressioni microbiche, necessita di alcuni componenti che devono essere introdotti con l’alimentazione. Tra questi spiccano le vitamine del gruppo B: un apporto adeguato di acido folico, riboflavina (B2) e altre vitamine del gruppo, quali la B6 e la B12, è indispensabile per mantenere un perfetto equilibrio funzionale necessario alla risposta immunitaria, sia anticorpale (inclusa la risposta allo stesso vaccino influenzale) che cellulare7.
La “preparazione” alla nuova stagione epidemica comincia con un’alimentazione sana ed equilibrata. La supplementazione con vitamine del gruppo B, spesso suggerita nei periodi di convalescenza o in caso di inappetenza, può essere d’aiuto anche nella prevenzione dell’influenza.
Il ricorso a un integratore che le contenga nella giusta misura è utile sia a compensare la perdita di queste vitamine, dovuta alla conservazione e alla cottura dei cibi, che a soddisfare i giusti fabbisogni in quei bambini e adulti costretti a pasti rapidi o per lo più legati a una dieta monotona, selettiva o ripetitiva.